Il target era fissato a 2,5 miliardi di euro. La somma necessaria, secondo il governo, per dare il via libera alla promessa riduzione dell’aliquota del secondo scaglione Irpef (dal 35% al 33%). E quei 2,5 miliardi sarebbero dovuti arrivare, aveva assicurato il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, dalle adesioni al concordato fiscale (sorta di accordo fra il contribuente ed il Fisco sulla quota di tasse da pagare per i prossimi due anni), la cui seconda tranche si è chiusa giovedì.
Meno del 18% della platea potenziale ha detto “sì” al Concordato fiscale
Ma (più di) qualcosa è andato storto, tanto che per l’Associazione Nazionale Commercialisti, da sempre critica con lo strumento, la percentuale definitiva di adesioni allo strumento fiscale si dovrebbe attestare tra il 14% e il 18% della potenziale platea di 4,5 milioni di partite Iva. In soldoni, il totale delle adesioni non dovrebbe superare i 750mila soggetti economici. E di questi, stima Marco Cuchel, presidente dell’Associazione Nazionale Commercialisti, 522mila (circa il 12% dei potenziali destinatari) avevano già aderito entro nei termini originariamente fissati a fine ottobre.
Cuchel: “Testo troppo complesso e troppi cambiamenti”
“Il nuovo istituto introdotto quest’anno ha suscitato molte perplessità e alimentato un acceso dibattito a seguito dei continui cambiamenti fino a pochi giorni dalla scadenza, che hanno determinato totale incertezza per i contribuenti e difficoltà operative per i commercialisti”, spiega Cuchel, “Ancor di più soggetta a critiche è stata la riapertura postuma della scadenza originaria del 31 ottobre al 12 dicembre – aggiunge Cuchel -. Riapertura determinata dalla scarsa adesione, ampiamente prevista dalla nostra Associazione. Sarà ora da capire, se la stagione del concordato Preventivo Biennale verrà riproposta o definitivamente abbandonata come già avvenuta in passato”.
Per il presidente l’Unione dei giovani dottori commercialisti ed esperti contabili (Ungdcec), Francesco Cataldi, “Il concordato preventivo biennale è stato un ‘flop’. Ha aderito, infatti, soltanto chi pensava di avere un immediato vantaggio fiscale”, dice.
Concordato, la dem Tajani chiede a Giorgetti di riferire in aula
A chiedere spiegazioni immediate al governo ci ha pensato la senatrice dem Cristina Tajani, la quale ha presentato un’interrogazione al Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, per conoscere “la realtà dei dati”, dettagliando “il numero complessivo delle adesioni”, e di verificare “la dimensione della perdita di gettito associata alle adesioni dei contribuenti rispetto alle imposte da questi effettivamente dovuti”.
“Con questo governo passiamo da ceto medio a ceto morto”, attacca Turco (M5s)
“Le stime diffuse dall’Associazione dei commercialisti danno una volta di più la cifra del fiasco colossale del concordato fiscale del Governo Meloni”, commenta l’M5s Mario Turco, “Su 4,5 milioni di partite Iva interessate, anche dopo la riapertura del termine le adesioni dovrebbero attestarsi intorno alle 750 mila, in una forchetta che secondo i commercialisti oscilla tra il 14 e il 18% dei potenziali interessati. Una miseria, che non consentirà di raggiungere nemmeno lontanamente il gettito necessario a finanziare il taglio dell’Irpef sul ceto medio”.
“Siamo quindi di fronte all’ennesima promessa tradita sul fronte del taglio delle tasse, che invece con questa Legge di bilancio aumenta sia con la cancellazione delle detrazioni fiscali per i redditi sopra i 75mila euro, sia con la micidiale falcidia di 15 agevolazioni fiscali edilizie”, continua Turco. Che conclude: “Il tutto si va ad aggiungere alla madre di tutti gli inganni di questa Manovra, ovvero la mera conferma del taglio del cuneese fiscale, che rispetto agli anni precedenti non metterà un euro in più nelle tasche delle fasce medio-basse. Con questo Governo il ceto medio sta diventando ceto morto”.