Guerra in Ucraina, Putin si vendica per l’attacco di Zelensky con missili americani e mette ko l’infrastruttura energetica dell’Ucraina

Guerra in Ucraina, Putin si vendica per l'attacco di Zelensky con missili americani e mette ko l'infrastruttura energetica dell'Ucraina

Guerra in Ucraina, Putin si vendica per l’attacco di Zelensky con missili americani e mette ko l’infrastruttura energetica dell’Ucraina

Vladimir Putin aveva promesso una “dura vendetta” per l’attacco in Russia con missili Atacms, di fabbricazione americana, che giovedì scorso aveva causato almeno 41 morti inasprendo ulteriormente la guerra in Ucraina. Parole che, nemmeno 24 ore dopo, si sono concretizzate in fatti con una campagna aerea che ha colpito le infrastrutture energetiche e dei trasporti di tutta l’Ucraina. Il ministero della Difesa russo ha confermato che si è trattato di un raid punitivo, spiegando che il bombardamento è avvenuto “in risposta all’uso di armi americane a lungo raggio”, considerate dal Cremlino come “una linea rossa da non superare”.

Guerra in Ucraina, Putin si vendica per l’attacco di Zelensky con missili americani e mette ko l’infrastruttura energetica dell’Ucraina

Quel che è certo è che, dalla regione di Odessa fino a quelle di Vinnytsia e Cherkasy, non c’è area dell’ex repubblica sovietica che non abbia subito “ingenti danni”. A darne notizia per primo è stato il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, il quale ha riferito su Telegram che le forze russe hanno lanciato quasi 200 droni e 93 missili, inclusi almeno uno di fabbricazione nordcoreana, sull’Ucraina. Zelensky non ha esitato a definire l’offensiva “uno dei più grandi attacchi contro il nostro settore energetico”.

L’entità dei danni è stata confermata dal ministero dell’Energia di Kiev, che ha denunciato un’azione “orribile” con “il nemico che continua a terrorizzare i civili colpendo, ancora una volta, il settore energetico in tutta l’Ucraina”. Anche il principale operatore energetico del Paese ha dichiarato che le centrali termiche ucraine sono state “gravemente danneggiate” dagli attacchi russi e richiederanno giorni, se non settimane, per tornare completamente operative.

Gli “attacchi scellerati” sono stati denunciati anche dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA). Il direttore generale dell’AIEA, Rafael Mariano Grossi, ha rivelato che l’organizzazione “rimane impegnata a mantenere una presenza presso la centrale di Zaporizhzhia per aiutare a prevenire un incidente nucleare durante il conflitto militare, nonostante l’attacco di droni a uno dei suoi blindati durante una rotazione regolare dei team AIEA di stanza nel sito” avvenuto martedì scorso.

La responsabilità dell’episodio resta incerta, con Kiev e Mosca che si accusano reciprocamente. Grossi ha però dichiarato che “chiunque abbia condotto l’attacco a un mezzo dell’AIEA sapeva esattamente cosa stesse facendo. È stato il nostro veicolo a essere colpito. C’era una chiara intenzione di intimidirci. Ma non ci faremo intimidire da questo attacco sfacciato e deplorevole. Resteremo finché sarà necessario e continueremo il nostro indispensabile lavoro”.

Dall’Occidente altra pioggia di aiuti militari a Kiev

Come se non bastasse, l’avanzata delle truppe russe in Ucraina continua ad accelerare. Le forze russe sono ormai a poco più di un chilometro dall’importante città ucraina di Pokrovsk, che prima del conflitto contava circa 60.000 abitanti. A riportarlo è Yuri Podolyaka, un importante blogger militare filo-russo di origine ucraina, secondo il quale la Russia “controlla una parte dell’Ucraina grande quanto lo stato americano della Virginia e sta avanzando al ritmo più veloce dai primi giorni dell’invasione del 2022, secondo le mappe open source”.

Questa rapida avanzata preoccupa l’amministrazione Zelensky e i suoi alleati, che temono l’imminente collasso dell’esercito ucraino. Per evitarlo, i ministri degli Esteri di Germania, Francia, Regno Unito, Spagna, Italia e Polonia, insieme alla responsabile della politica estera dell’Ue, Kaja Kallas, hanno promesso di aumentare gli aiuti all’Ucraina. “Aumenteremo il sostegno militare, economico e finanziario” all’ex repubblica sovietica, “mobilitando anche ulteriori finanziamenti europei”, si legge nella dichiarazione congiunta. I sei Paesi hanno ribadito che non abbandoneranno l’Ucraina al proprio destino.

Nel frattempo, il presidente uscente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha approvato un ulteriore pacchetto di aiuti militari del valore di 500 milioni di dollari. Secondo il segretario di Stato Antony Blinken, le forniture includeranno “munizioni per l’artiglieria, sistemi di contrasto ai droni, sistemi di razzi a lancio multiplo ad alta mobilità (Himars), nonché attrezzature di protezione contro minacce chimiche, biologiche e nucleari”.

Nonostante la situazione sul campo di battaglia, l’Occidente sembra ancora restio a cercare una soluzione diplomatica a una guerra in Ucraina che appare sempre più irrimediabilmente compromessa.