E sei. Sono le sedute della commissione di Vigilanza Rai disertate dal centrodestra dalla nomina dei nuovi consiglieri del Cda. L’ultima fumata nera, ieri. Come nelle cinque volte precedenti, la commissione era convocata per il voto di ratifica sulla presidente in pectore, la forzista Simona Agnes. E come nelle cinque volte precedenti, anche ieri erano presenti i membri dell’opposizione e assenti quelli di maggioranza.
Smentito il patto M5s-maggioranza
Il motivo è sempre il medesimo: il centrodestra non ha i voti necessari per nominare Agnes. Una differenza però la seduta di ieri l’ha avuta: da più parti, infatti, si sosteneva neanche tanto di nascosto che il Movimento Cinque Stelle avrebbe votato con la maggioranza. Agnes presidente, in cambio della direzione del Tg3 a un pentastellato, il patto. Vaticinio che però i fatti hanno smentito. Del resto, il presidente Giuseppe Conte era stato molto chiaro: “per noi Agnes è indigeribile. Quindi non la votiamo”.
Uno stallo che si prolunga, quindi, e che non sembra trovare una soluzione. Per Forza Italia è imprescindibile avere la presidenza di Viale Mazzini, per ovvi motivi di convenienza, visto che si tratta del partito della Famiglia Berlusconi. Ma Agnes non otterrà i voti necessari neanche in futuro, da quanto lasciato trapelare dal Movimento. Scontato poi il voto negativo del resto delle opposizioni.
Uno stallo destinato a durare
Che fare? Considerando anche che mai, dal varo della riforma Rai di Renzi, si era arrivati a sei votazioni senza eleggere il presidente. Una via di uscita potrebbero essere le dimissioni di Agnes e una nuova nomina da parte del Mef, ma non è affatto scontato che i partiti di maggioranza appoggino un nome forzista. Soprattutto considerando i rapporti tesissimi tra Fi e Lega (che attualmente ha nel consigliere anziano Marano il facente-funzione di presidente). Insomma, uno impasse che sembra destinata a protrarsi, tanto che a presidente della commissione, Barbara Floridia, ieri non ha nemmeno stabilito una nuova data di convocazione.
“La destra svilisce il ruolo della Commissione Rai”
“L’ennesima diserzione della maggioranza alla commissione rappresenta un grave strappo istituzionale che svilisce il ruolo delle opposizioni e priva il Paese di un fondamentale presidio democratico”, hanno attaccato i membri M5s della Commissione. “È inaccettabile che gli interessi di partito prevalgano sul rispetto delle regole e sull’equilibrio delle istituzioni, compromettendo la pluralità e la trasparenza che dovrebbero guidare il servizio pubblico. È una situazione grave che non può protrarsi oltre”.
Concordano i commissari Pd: “La maggioranza continua a sabotare la Commissione, disertando le sedute e bloccando l’iter istituzionale per il completamento della nomina del presidente del CdA. Si tratta di un atto irresponsabile, che dimostra totale disprezzo verso le regole e i cittadini, i quali pagano il canone per un servizio pubblico che dovrebbe essere indipendente e trasparente”. “Questo atteggiamento irresponsabile – concludono i dem – non solo compromette la trasparenza e l’efficacia del servizio pubblico, i cui dati drammatici sono sotto gli occhi di tutti, ma rappresenta un attacco alle regole democratiche”.
Altra grana alla Tgr: il direttore Casarin prossimo a dimettersi
E sì che tra programmi flop e nomine da effettuare, di un Cda nel pieno delle sue funzioni, viale Mazzini avrebbe proprio bisogno. Oltre alla poltrona vacante della direzione del Tg3, presto rimarrà vuota anche quella del direttore della Tgr, Alessandro Casarin, che avrebbe manifestato la volontà di dimettersi.
“Apprendiamo da fonti di stampa che il direttore Casarin sarebbe in procinto di rassegnare le dimissioni. Crediamo che le redazioni abbiano diritto a immediata chiarezza”, ha fatto sapere il coordinamento Cdr della Tgr, “La Tgr – si legge in una nota – ha bisogno che sia indicata dai vertici una nuova Direzione che rilanci una testata da troppo tempo senza risorse per le troupe e la copertura del territorio e senza una linea editoriale chiara, in particolare su web e social. Lo stallo sulla Rai, appesantita ai voleri della politica, temiamo che porti invece a un nuovo interim, dopo quello del Tg3. Ma anche su questo, per quanto riguarda la Tgr, i partiti avrebbero messo le mani, chiedendo di piegare ai loro desiderata anche le prassi aziendali di questi affidamenti temporanei”.
E Sanremo ricorre al Consiglio di Stato per salvare il festival della Rai
E, come se non bastasse, c’è anche la tegola Sanremo, che dopo la sentenza del Tar, potrebbe lasciare la Rai dal 2026, causando un danno economico mortale al servizio pubblico. Ieri il Comune di Sanremo ha presentato ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza che ha definito illegittimo l’affidamento diretto alla Rai e ha imposto l’indicazione di una procedura a evidenza pubblica dal 2026. “Abbiamo assunto la decisione di ricorrere al Consiglio di Stato per continuare a tutelare il Comune in tutte le sedi”, ha dichiarato il sindaco Alessandro Mager, il quale ha però aggiunto “a prescindere dall’esito che avrà il ricorso, ci siamo attivati immediatamente per predisporre la manifestazione di interesse”.