Passano gli anni e continuano i combattimenti, ma non accenna a interrompersi lo scambio di accuse tra Ucraina e Russia, che si rimpallano le responsabilità per l’assenza di negoziati di pace che possano condurre a una risoluzione del conflitto. A riaccendere questo scontro, come accade ormai da giorni, è stato il presidente eletto degli Usa, Donald Trump, che, in un’intervista a Paris Match in occasione della sua visita in Francia, è tornato a invitare Vladimir Putin a “fare la pace” davanti a una guerra in cui i due Paesi nemici “subiscono perdite umane incredibili, con centinaia di migliaia di soldati che vengono uccisi”.
Il tycoon ha poi spiegato che, in materia di politica estera, la priorità della sua amministrazione sarà quella di “risolvere il problema dell’Ucraina con la Russia”, anche a costo di ignorare altri scenari di crisi, come quello “in Siria”, dove i contendenti “dovranno vedersela da soli perché non siamo implicati laggiù”.
Si riaccende una flebile speranza per le trattative di pace in Ucraina
Parole che hanno infastidito non poco il Cremlino, che ha ribattuto accusando Volodymyr Zelensky di “rifiutare ogni trattativa” capace di risolvere il conflitto, preferendo continuare a combattere una guerra che “è già persa” e che, visto lo stallo diplomatico, non potrà che concludersi con “la vittoria” dell’esercito di Mosca.
Difficile dire come stiano davvero le cose, ma la sensazione è che l’amministrazione Putin stia bluffando. L’Ucraina, con l’esercito in forte difficoltà e a rischio tracollo, e con l’incognita Trump, che ha più volte ribadito di voler “ridurre il sostegno a Kiev”, sembra disposta a sedersi al tavolo delle trattative. Insomma, un muro contro muro che sembra allontanare la conclusione del conflitto. Tuttavia, a riaccendere le speranze per una possibile – seppur difficoltosa – ripresa delle trattative è stato il premier della Polonia, Donald Tusk, che si è detto convinto che le interlocuzioni tra Mosca e Kiev “potrebbero iniziare all’improvviso, forse già nell’inverno di quest’anno”.
A rafforzare questa ipotesi sono le ultime ricostruzioni di Reuters in merito all’incontro, tenuto a Parigi per l’inaugurazione di Notre-Dame e durato 35 minuti, tra Zelensky, Trump e il presidente francese Emmanuel Macron. Secondo la prestigiosa agenzia di stampa, il tycoon avrebbe gelato il leader di Kiev chiedendo più volte un “cessate il fuoco immediato e negoziati” per porre rapidamente fine alla guerra. Dal canto suo, il presidente ucraino avrebbe ribattuto chiedendo al tycoon di non abbandonare il teatro bellico, con un impegno che, al contrario, andrebbe rafforzato così da “piegare” Putin e convincerlo ad accettare “una pace giusta”.
Biden non molla l’Ucraina
Ed è proprio in questa direzione che, secondo quanto riporta Bloomberg News, si sta continuando a muovere l’amministrazione uscente di Joe Biden, che sta valutando nuove e più dure sanzioni contro il commercio petrolifero della Russia, cercando di rafforzare la stretta sulla macchina da guerra del Cremlino a poche settimane dal ritorno di Trump alla Casa Bianca.
Contestualmente, il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha annunciato un esborso di 20 miliardi di dollari a favore di Kiev, nel quadro dell’iniziativa Eta (Extraordinary Revenue Acceleration), avviata dai Paesi del G7 per la concessione di prestiti a Kiev per 50 miliardi di dollari, a valere sui profitti dei beni sovrani russi congelati, così da blindare il supporto americano per il 2025.
Tutte misure fortemente criticate dal Cremlino, con la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, che si è detta convinta che con i loro nuovi aiuti all’Ucraina gli USA mostrino “un desiderio maniacale di prolungare l’agonia del regime di Kiev”.
Al fronte si continua a combattere
In attesa che la situazione possa in qualche modo sbloccarsi, l’unica certezza è che in Ucraina e in Russia si continua a combattere e morire. Le forze di Kiev hanno lanciato una serie di attacchi con droni sul suolo russo, colpendo – e distruggendo – un impianto di carburanti nella regione di Bryansk e un importante sito industriale a Rostov.
Di tutta risposta, le forze di Putin hanno liberato due importanti villaggi, Darino e Plekhovo, nella regione di Kursk, dove dall’agosto scorso è in atto “un’invasione ucraina”, e hanno lanciato un violento attacco missilistico a Zaporizhia, in Ucraina, causando almeno otto morti e decine di feriti. L’attacco ha suscitato le proteste della comunità internazionale, che teme che azioni simili possano causare un catastrofico incidente alla centrale nucleare presente nell’area.