di Carola Olmi
Le banche continuano a fare tutto tranne che il loro mestiere. E a novembre scorso gli impieghi verso famiglie e imprese sono scesi al nuovo minimo storico. Secondo le stime dell’Abi, la flessione su base annua ha raggiunto il 4%, percentuale mai registrata nella serie storica che risale agli anni Novanta. Secondo l’associazione delle banche italiane il gelo sugli impieghi sarebbe causato dalla recessione e di conseguenza dalla mancanza di investimenti. Ma in realtà non c’è niente di più falso. Le banche non stanno erogando credito anche alla migliore clientela. Trovano scuse per dilazionare il credito e se lo concedono è di entità sempre minore rispetto a quanto richiesto. Un problema vero sta invece nella rischiosità del credito, con un rapporto sofferenze nette su impieghi al 4,18% (era allo 0,86% prima della crisi, nel 2007). Di qui la chiusura dei rubinetti generalizzata, che finisce per accelerare la crisi delle imprese in difficoltà e mettere in ginocchio anche le imprese sane.
Cade anche la raccolta
Tutto da decifrare poi il dato sui prestiti che le banche erogano nel complesso all’economia. Erogazioni che ammontano, in valore assoluto, a 1.851 miliardi alla fine di novembre. L’Abi ricorda, nel rapporto congiunturale mensile, che tale ammontare è nettamente più alto della raccolta da clientela pari a 1.736 miliardi. Si tratta di un funding gap che con la crisi molte banche italiane stanno cercando di ridurre.
Soldi solo ai soliti noti
Ma a chi va tutta questa massa monetaria? Se scorporiamo la grande industria e pochi gruppi espressione di quel capitalismo relazionale che ha collezionato immensi buchi finanziari, alle piccole imprese, alle start-up, agli artigiani e ai professionisti arrivano solo pochi spiccioli. I prestiti all’economia delle banche italiane nel 2007, ricorda ancora il rapporto dell’Abi, erano a quota 1.673 miliardi. Quelli a famiglie imprese in sei anni sono aumentati da 1.279 miliardi a 1.426 miliardi (+147 miliardi). La caduta degli impieghi di novembre è stata accompagnata da una forte discesa della raccolta delle banche a medio lungo termine tramite le obbligazioni. Secondo le stime del rapporto Abi qui il calo è stato del 9,3%. La raccolta complessiva, invece, è cresciuta su base annua dello 0,7% grazie a un incremento dei depositi (+3,8 miliardi tra ottobre e novembre). E anche in questo caso abbiamo una nuova prova del cattivo funzionamento del sistema creditizio.Dalla fine del 2007 la raccolta da clientela delle banche è cresciuta, in termini assoluti, di 223 miliardi, più degli impieghi concessi a famiglie e imprese nello stesso arco di tempo.
L’Ue ringrazia
Per completare la beffa, sempre il rapporto mensile dell’Abi rivela che aumenta il divario nel costo del credito per le Pmi italiane rispetto alle omologhe imprese dell’Eurozona. Il tasso medio per i nuovi prestiti fino a un milione (taglia adatta a una pmi) è aumentato dal 4,33% di settembre al 4,49% di ottobre. Il divario con l’Eurozona sale così allo 0,66%. Per un nuovo prestito fino a un milione negli altri paesi dell’Eurozona una pmi a ottobre ha pagato in media un tasso del 3,83 per cento con un incremento più contenuto rispetto a settembre rispetto al rincaro dei tassi applicato dalle banche italiane.