Il governo continua a parlare di dati economici positivi e di crescita sopra la media Ue. Ma anche Eurostat conferma che sul Pil facciamo peggio degli altri. Pasquale Tridico, capodelegazione 5 Stelle all’Europarlamento, l’Italia si è fermata?
“L’Italia si è fermata ormai da tempo, anche nel 2023 la crescita è stata molto scarsa. Il governo ha ereditato un Paese che ha portato il 14% di crescita cumulata nel periodo post-Covid e avrebbe dovuto continuare sfruttando l’impatto del Pnrr, al contrario oggi siamo allo 0,5% su base annua, probabilmente l’ultimo trimestre sarà allo 0%: se non è recessione è stagnazione. Mancano politiche di sviluppo, politiche industriali. Dicevano che dovevano rilanciare l’occupazione, ma mi sembra stiano mandando le persone sul divano attraverso la cassa integrazione. C’è il picco di cassa integrazione dal periodo del Covid, non c’è nessuna politica industriale, nessuna di sviluppo, si va avanti per condoni. Io posso capire se il governo fa qualcosa di diverso, ma qui l’unica cosa diversa che hanno fatto è stata l’abolizione del Reddito di cittadinanza”.
La Consulta ha bocciato la scorsa legge di Bilancio sostenendo che prima di tagliare sulla Sanità è necessario farlo su altre voci: è la conferma che le destre stanno affossando la sanità pubblica?
“Questo è ciò che denunciamo da mesi e adesso trova una conferma anche nella sentenza della Consulta. Il disinvestimento nel settore sanitario non solo è stato scellerato dal punto di vista umano, ma c’è anche il tradimento di quella che era stata la speranza degli italiani nel periodo post-Covid: avevamo promesso e deciso di rafforzare la sanità pubblica, poi è arrivato questo governo e ha investito la percentuale sul Pil più bassa in sanità, poco sopra il 6%. La media europea è tra 8% e 9%, questo vuol dire distruggere un sistema sanitario nazionale che aveva garantito aspettative di vita elevata e buona salute collettiva. Questo è un disastro dal punto di vista collettivo”.
Poi c’è la crisi di Stellantis: crede che la colpa sia solo dell’azienda o anche del governo?
“Entrambe le questioni sono assolutamente vere. Da una parte c’è questo cinismo di Stellantis che nel 2023 è stata capace di distribuire 16 miliardi di dividendi e di licenziare 13mila persone. E per ultime le 97 persone di Trasnova a Pomigliano, uno schiaffo a chi vuole lavorare. Una strategia aziendale completante assente e distorta a favore di rendite e profitti per obiettivi di breve periodo e lo dimostra anche la pesante liquidazione che Tavares mette in cassa, per oltre 50 milioni, per aver fallito i suoi obiettivi. E dall’altra parte c’è l’assenza completa del governo, non solo nei confronti di Stellantis. Se non si fanno macchine si crolla dal punto di vista industriale. Rinunciare alle macchine vol dire rinunciare a un indotto enorme. E qui ci sono le colpe del governo che ha abbandonato qualsiasi idea di politica pubblica nel settore industriale, rinunciando persino al fondo da 4,6 miliardi di euro nel settore automotive: ha tolto questi fondi per indirizzarli verso altre priorità. Bisogna vedere quali siano, a me sembrano che siano la rincorsa verso gli armamenti, una politica che porta al riarmo, che insieme alle politiche europee porta verso il pericolo di una guerra globale”.
Cosa dovrebbe fare invece?
“Si dovrebbero individuare obiettivi industriali e sociali e concentrare le risorse in questi settori. La responsabilità è del governo che avrebbe dovuto appoggiare la nostra proposta di un fondo Sure nell’automotive. Abbiamo chiesto che il bilancio comunitario potesse essere modificato introducendo un fondo come il fondo Sure Covid, perché è una crisi europea. Prevedevamo 100 miliardi di euro verso il settore distribuiti su tre obiettivi: da una parte il sostegno alla domanda di veicoli elettrici, con una riduzione dell’Iva; dall’altro un sostegno ai lavoratori in cassa integrazione, un’integrazione al reddito e senza licenziamenti; e il terzo obiettivo dedicato alle attività produttive, alle aziende che continuano a investire nell’elettrico attraverso crediti d’imposta simili al modello Industria 5.0. Questo emendamento ha ricevuto un grande sostegno, oltre il mio gruppo, di 230 deputati, per poco non ha raggiunto la maggioranza. Ora il governo italiano dovrebbe sostenerlo al Consiglio e riportato in Europa”.
Crede che la proposta Italiana di rivedere le regole del Green deal sull’automotive venga accolta in Ue?
“Io penso che gli obiettivi del Green deal vadano rispettati. Ciò che va cambiato sono i mezzi per raggiungere questi obiettivi e introdurre un fondo Sure va proprio in questa direzione. Così come abbiamo chiesto a Lagarde e Dombrovskis di evitare di perseverare in questa scelta di eurobond per la guerra, ma di farli per creare occupazione nel settore green”.
Il Censis evidenzia la riduzione dei redditi: sono proprio i redditi l’emergenza più grave per l’Italia oggi?
“Esatto. Noi avevamo una questione salariale già prima. Con l’inflazione, che il governo non ha saputo contrastare, il potere d’acquisto è diminuito dell’11% e oggi il Censis ha certificato che abbiamo ridotto il nostro reddito. Questo è un fallimento che si aggiunge ad altri. L’anno scorso il rapporto titolava ‘i sonnambuli’, quest’anno ‘galleggianti’, perché stiamo galleggiando in una tempesta che ci porta redditi più bassi erosi dall’inflazione che ha fatto perdere potere d’acquisto. Senza nessun pavimento come poteva essere il salario minimo i consumi stanno crollando e anche la domanda. La crescita da zero virgola è frutto di questo. La morte di Marco, qualche giorno fa, a Treviso, un lavoratore con salari bassi, morto di freddo in un garage, sfrattato da casa perché con il suo salario non riusciva a pagare l’affitto di casa, è la fotografia del fallimento di questo governo, che sfrutta i salari bassi per ottenere qualche decimale di crescita dell’occupazione”.