Negli ultimi 10 anni, si legge nell’ultimo rapporto UBS, il Billionaires Ambitions Report, giunto alla decima edizione, i miliardari hanno sovraperformato i mercati azionari globali e il loro patrimonio complessivo è aumentato del 121%, passando da 6.300 miliardi di dollari a 14.000 miliardi di dollari. Insomma, i ricchi sono sempre più ricchi e non è difficile capire che il sistema capitalistico mondiale sia la piattaforma perfetta per agevolare i Paperoni.
E in Italia? I 56 miliardari dello scorso anno ora sono diventati 62, ma soprattutto il loro patrimonio è salito da 162,3 a 199,8 miliardi di dollari, con una crescita del 23,1%, fra le più alte in Europa. Per avere un’idea delle proporzioni, in Francia e in Germania gli ultraricchi si sono accontentati di aumentare il loro patrimonio “solo” del 10%.
Calcoli alla mano, in Italia c’è un miliardario ogni milione di persone, e questi detengono l’8,4% del PIL nazionale. Se in un Paese aumenta la povertà, stagnano i redditi (quando non si abbassano) e i ricchi si arricchiscono, non ci vuole troppa fantasia per capire che esiste un serio problema di redistribuzione. Cade anche la favola del “trickle-down”, secondo cui i benefici fiscali o economici concessi ai più ricchi e alle imprese dovrebbero, nel lungo termine, “gocciolare” verso i livelli inferiori della società attraverso investimenti, creazione di posti di lavoro e crescita economica generale.
Resta da dividere la popolazione tra chi crede che la politica debba intervenire in questo processo di disuguaglianza e chi no. Il vero campo largo è questo, e sta tutto qui. A quel punto viene facile intravedere i due schieramenti, al di là delle posture di facciata.