Il Ceo di Stellantis, Carlos Tavares, si è dimesso. Ora tanti lavoratori perderanno lo stipendio da 1.500 euro al mese, mentre lui incassa cento milioni di buonuscita.
Aldo Bombei
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Gentile lettore, l’azienda smentisce quella cifra, però è certo che Tavares porterà via una barca di soldi. È la legge del neoliberismo: se l’azienda guadagna, il capo guadagna; se l’azienda perde, il capo guadagna di più. Ma il punto è un altro. La crisi dell’auto riguarda tutte le case europee e la colpa è dell’Europa. Mi spiego. L’Ue, che è un apparato tecnicista oppressivo, ha creduto che le nostre società potessero accettare un’imposizione commerciale dall’alto. Per obbligare la gente a comprare auto elettriche, ha ideato una rete di regole dirigiste degne d’un Soviet, consistenti in multe e premi alle aziende: più auto a combustione vendi, più paghi penali; più elettriche vendi, più incassi bonus e scali le penali. Roba da pazzi. Mesi fa Stellantis disse: “Se le elettriche non si vendono, produrremo meno auto termiche” e fece discutere. Ma era la logica conseguenza di un’Europa demente. Inoltre è avvenuto ciò che la stolta Ue riteneva impossibile: i cinesi ci hanno superati in tecnologia, sicché le loro elettriche costano molto di meno e hanno un’autonomia che supera anche 1000 km, mentre le europee arrancano sotto i 600 km. Leggevo le specifiche di una certa auto elettrica tedesca: autonomia di 440 km, che scende a 230 se la temperatura del giorno è sotto i 20 gradi o la strada è in salita. La mia anziana Bmw col caldo e col freddo fa 1200 km con un pieno. Perché dovrei comprare un’elettrica, specie se europea?