Giorgia Meloni si prende un’altra licenza poetica con i numeri. Questa volta il tema è l’occupazione ed è bastata una semplice grafica sui social per trasformare i dati ufficiali dell’Istat in un piccolo capolavoro di distorsione. Il post, datato 2 dicembre, attribuisce al governo il merito di un record occupazionale con “24,92 milioni di occupati”, “47 mila in più” rispetto al mese precedente. Peccato che i numeri veri parlino di 24,092 milioni, quasi un milione in meno rispetto alla narrazione trionfalistica. La differenza non è un dettaglio tecnico: è il cuore del problema.
Il numero gonfiato da Meloni e i fatti veri
Secondo l’analisi pubblicata da Pagella Politica, i dati Istat sull’occupazione di ottobre sono chiari e pubblici: si tratta di 24 milioni e 92 mila persone occupate non 24 milioni e 920 mila. Un errore macroscopico che rivela quanto la propaganda nel tentativo di esaltare i risultati del governo possa finire per deformare la realtà. L’Istat stesso, interpellato da Pagella Politica, ha confermato il dato corretto e smentito la cifra riportata dalla presidente del Consiglio. Tanto che, “due ore dopo la pubblicazione del post, la grafica è stata corretta sulle pagine Facebook e Instagram di Meloni“, mentre “su X il tweet con la grafica è stato eliminato“, rileva il sito di Fact Checking.
Non è la prima volta
L’abitudine a giocare con i numeri non è una novità per Meloni. Durante il suo mandato i dati sull’occupazione sono stati spesso usati per costruire narrazioni favorevoli. A settembre, ad esempio, un altro post celebrava un presunto record parlando di “un numero mai raggiunto prima nella storia della Repubblica”. In quel caso, come hanno evidenziato diversi analisti, l’incremento occupazionale era iniziato molto prima dell’insediamento del governo rendendo quanto meno discutibile l’attribuzione dei meriti. Ora però il discorso si complica: non si tratta più di interpretazioni ma di un errore numerico evidente.
I dati non mentono ma la propaganda sì
Come spiega l’analisi di Pagella Politica, l’incremento annuale di occupati è stato di circa 523 mila persone, ma questa crescita segue una tendenza iniziata già nel 2021 quando l’economia ha iniziato a riprendersi dopo il crollo della pandemia. Le politiche dell’attuale governo, in altre parole, non possono essere l’unica causa di questo miglioramento come invece si tende a suggerire nei messaggi propagandistici.
Non è solo un problema di numeri gonfiati. È un problema di fiducia. Quando una delle massime cariche dello Stato comunica dati sbagliati il rischio è quello di minare il rapporto tra istituzioni e cittadini. La fiducia si costruisce con la trasparenza non con le cifre accomodate per una grafica più accattivante.
Governo Meloni, una comunicazione sistematicamente imprecisa
Quello che emerge da episodi come questo non è un errore isolato ma una tendenza consolidata. Meloni e il suo governo sembrano essere sempre più inclini a un uso disinvolto dei numeri piegandoli alle necessità di una narrazione che punta al consenso. Non è un caso che proprio quest’anno Pagella Politica abbia dedicato numerose analisi alle dichiarazioni della presidente del Consiglio riscontrando un pattern di inesattezze, in particolare sui temi economici e sull’immigrazione.
La manipolazione numerica non è mai neutrale. Serve a costruire una realtà parallela in cui il governo appare impeccabile anche quando i dati raccontano una storia diversa. In un contesto come quello attuale, con un’opinione pubblica già polarizzata e una fiducia nelle istituzioni ai minimi storici, questa strategia rischia di essere profondamente dannosa.
Alla fine, l’errore di Meloni sui dati Istat è più che un errore. È un riflesso di come la comunicazione politica stia abbandonando la precisione e l’accuratezza a favore della spettacolarità. E quando i numeri diventano una questione di marketing allora i politici giocano ad altro. Rischiando di trasformarsi in televenditori.