Busta paga, la promessa mancata: altro che taglio delle tasse, rinviata la riduzione dell’Irpef

Il tanto promesso aiuto in busta paga per il ceto medio, con il taglio dell'Irpef, sembra destinato a slittare ancora.

Busta paga, la promessa mancata: altro che taglio delle tasse, rinviata la riduzione dell’Irpef

Più volte promesso, a un certo punto dato quasi per certo. Ma invece il tanto atteso aiuto per il ceto medio, con il taglio dell’Irpef (e quindi delle tasse) non solo non è stato inserito in manovra, ma sembra sempre più improbabile che possa essere introdotto prima della fine dell’anno. Tutto rinviato al 2025, forse. 

Insomma, il taglio delle tasse in busta paga non ci sarà e la manovra si conferma una beffa per chi si attendeva qualche misura per aiutare i lavoratori a riconquistare il potere d’acquisto perso. E sembra difficile un intervento durante la discussione parlamentare considerando anche gli ultimi scontri in maggioranza.

Il taglio dell’Irpef per il ceto medio è infatti una misura su cui punta molto Forza Italia, ma gli scontri degli ultimi giorni con la Lega – sul canone Rai e con la vendetta del Carroccio sulla sanità calabrese – non sembrano aiutare. 

Taglio dell’Irpef, tutto rinviato?

È quindi possibile che del tema se ne parli dopo, magari con un nuovo provvedimento a inizio del 2025. Anche se il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, continua a essere ottimista: “Se otterremo le risorse come speriamo, riusciremo a mettere a terra un qualcosa che è a cuore di tutta la maggioranza, ovvero aiutare il ceto medio”.

Ma tutto dipende dall’esito del concordato preventivo, finora deludente. Non a caso il governo ha deciso di riaprirne i termini. La platea potenziale era stimata in 4,5 milioni di partite Iva, che secondo l’esecutivo sarebbero state disposte ad aderire per evitare i controlli. 

L’adesione doveva avvenire entro il 31 ottobre, ma alla fine i beneficiari sono stati solo 500mila per 1,3 miliardi incassati. Troppo poco, rispetto alle aspettative e a quel che serve per ridurre lo scaglione Irpef dal 35% al 33% per chi guadagna tra i 28mila e i 50mila euro.  

Servirebbero, infatti, almeno 2,5 miliardi. Strutturali, mentre per il concordato ancora non si sa se siano soldi su cui poter contare a lungo termine. Sempre che si raggiunga davvero questa cifra con la riapertura dei termini fino al 12 dicembre. 

Meno tasse in busta paga per il ceto medio, quando se ne parla?

“Ora vedremo se lo si potrà fare quest’anno, oppure all’inizio del prossimo anno”, dice Leo. Che sembra già meno ottimista rispetto a qualche settimana fa. Di fatto il taglio dell’Irpef sembra non poter arrivare prima del 2025. 

L’obiettivo per il viceministro dell’Economia resta quello di aiutare chi guadagna dai 35mila ai 50mila euro. E se dovesse andare meglio del previsto, anche spingersi fino ai 60mila euro. Dipenderà tutto anche da un’altra incognita, ovvero lo spostamento al 16 gennaio del termine per versare il secondo acconto Irpef per il periodo d’imposta 2024 per i compensi sotto i 170mila. Un ulteriore indizio che un rinvio al 2025 è sempre più probabile. Con buona pace del ceto medio che il governo prometteva di aiutare con qualche sgravio in busta paga.