Il dl fiscale passa con la fiducia: così il governo evita altri guai

Giorgetti dice che non bisogna enfatizzare gli scontri tra gli alleati. Vedi quelli sul decreto fiscale. Ma FI dà del paraculetto a Salvini.

Il dl fiscale passa con la fiducia: così il governo evita altri guai

Prova nel suo stile e con le sue metafore il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, a minimizzare il focolaio che mercoledì è divampato in maggioranza soprattutto tra il partito cui appartiene, ovvero la Lega, e Forza Italia. Focolaio che ha provocato l’ira funesta della premier Giorgia Meloni.

“Queste cose sono sempre accadute, non bisogna enfatizzare troppo. L’importante, come si dice nel calcio, è che regga la difesa, quindi c’è un buon portiere e teniamo posizione, quindi tranquilli”, ha detto Giorgetti. Ma, enfasi a parte, è toccato proprio a Giorgetti porre la questione di fiducia al Senato sul decreto fiscale collegato alla Manovra su cui si è cristallizzata la spaccatura del centrodestra.

Botte da orbi tra Lega e Forza Italia sul decreto fiscale

FdI e Lega, il giorno prima, da una parte hanno votato a favore del taglio del canone Rai, dall’altra Forza Italia con le opposizioni ha stoppato l’emendamento del partito di Matteo Salvini. Poco dopo, sempre in commissione Bilancio, la ripicca politica dei senatori leghisti, che si sono astenuti e hanno fatto così bocciare una proposta dell’azzurro Claudio Lotito sulla sanità in Calabria.

Eppure a giudicare dai toni usati anche ieri dai duellanti ci pare che ci sia molto da enfatizzare. “Non serve una verifica di governo ma si deve tornare a rispettare il programma sottoscritto con gli elettori e fare le cose condivise”, ha detto Raffaele Nevi, portavoce nazionale di Forza Italia e vice-capogruppo vicario alla Camera, intervistato da Affaritaliani.it.

Un messaggio alla Lega? “Si dia una calmata, abbassi i toni e torniamo a parlarci di più”, conclude Nevi. Secondo cui “Salvini fa un po’ il ‘paraculetto’”. Parole forti di cui poi Nevi si è parzialmente scusato.

Le liti in maggioranza oramai non si contano più. Pranzo Mattarella-Meloni

Alla fine solo la fiducia ha consentito al governo di far approvare il decreto in Aula. Ma dal canone Rai alla cittadinanza, dall’Autonomia alle banche, dai conflitti in corso in Ucraina e in Medioriente alla giustizia con la norma sulle detenute madri, per non parlare dell’Europa, le liti in maggioranza oramai non si contano più. Proprio ieri è uscita la notizia che nel giorno di fuoco per il governo, con le liti al Senato, si è tenuto un pranzo tra la premier e il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Sarebbe durato circa un’ora. Il pranzo al Quirinale, spiegano fonti di Palazzo Chigi, non era collegato alle frizioni parlamentari nella maggioranza, ma era stato programmato la settimana scorsa, anche per un confronto dopo la missione del capo dello Stato in Cina e quella della presidente del Consiglio al G20 in Brasile. Fra i temi affrontati durante il pranzo, anche la Manovra, le questioni di politica estera e le vicende legate all’Unione europea con l’imminente addio del ministro Raffaele Fitto.

Val la pena ricordare però che proprio qualche giorno fa Mattarella ha stoppato il blitz col quale il governo ha provato, sempre nel decreto fiscale, a raddoppiare i soldi ai partiti col finanziamento pubblico. Blitz al quale ha dovuto rinunciare, accontentandosi della versione degli emendamenti gemelli di Pd e Avs che facevano salire di tre milioni il tetto stabilito per legge delle risorse che provengono dalla destinazione volontaria del due per mille dell’Irpef.

Dl fiscale, i soldi ai partiti aumentano comunque

Ma alla fine un piccolo blitz c’è stato lo stesso. È aumentato di 4,691 milioni, anziché di 3 milioni, il finanziamento per i partiti. Lo ha previsto il parere finale espresso dalla commissione Bilancio del Senato al testo del dl fisco. La Commissione ha espresso “parere non ostativo” condizionato al recepimento di due modifiche, una delle quali è appunto quella di sostituire la parola “3 milioni” con “4.691.000”, aumentando così l’incremento per quest’anno del tetto previsto per legge, pari a 25,1 milioni, delle risorse che provengono dalla destinazione volontaria del 2×1000 dell’Irpef ai partiti.