Il problema non è di arrestare Netanyahu come criminale di guerra. Il problema è che Israele ormai da tempo è un orrore civico e democratico, paragonabile ai peggiori regimi della Storia.
Piero Donà
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Gentile lettore, gli stessi concetti esprimeva giorni fa il grande giornalista israeliano Gideon Levy sul quotidiano Haaretz. L’articolo partiva da alcune frasi dell’ex premier Naftaly Bennet, leader della destra presunta moderata: “I soldati della riserva torneranno alla vita civile come cittadini più idealisti, più compassionevoli e ricostruiranno questo Paese. Una generazione di leoni è nata in Israele”. “Una generazione senza vergogna” commentava Levy. “Pulizia etnica e omicidi di massa assurgono a ideali e i crimini di guerra creano migliori cittadini. ll massacro di migliaia di donne e bambini diventa un valore e il genocidio è una scuola d’avviamento”. E concludeva: “Il giorno è notte e la notte è giorno”. Quel che vediamo in Israele accade ormai da decenni. Nel 2014 durante l’operazione Protective edge Israele bombardò a Gaza una scuola piena di famiglie rifugiate. Fu una strage. “Bambini uccisi nel sonno, una vergogna di dimensioni universali” scrisse l’inviato dell’Onu. In quei giorni per le strade di Tel Aviv si udì per la prima volta il canto: “A Gaza le scuole sono chiuse / Non hanno più bambini / Olé olé olé”. È il canto intonato il 7 novembre ad Amsterdam dai tifosi di calcio israeliani mentre si abbandonavano a violenze anti palestinesi. La reazione dei cittadini olandesi, come sa, è stata bollata di “antisemitismo”. La prova che anche in Europa “il giorno è notte e la notte è giorno”.