L'Editoriale

Ucraina, e adesso chi paga il conto?

Ucraina, e adesso chi paga il conto?

C’avevano raccontato che contro l’Occidente unito Mosca non avrebbe avuto scampo. Che l’obiettivo della vittoria militare si sarebbe accompagnato persino al default della Russia per effetto di sanzioni senza precedenti che alla fine si sono rivelate un clamoroso autogol.

Quando poi il conflitto ha iniziato a prendere una brutta piega, ci hanno spiegato che bisognava continuare ad armare l’Ucraina per permetterle di negoziare la pace in una posizione di forza. Ma adesso che, dopo oltre mille giorni e più di 500mila morti, la guerra a Putin è ormai persa, è lo stesso Zelensky ad invocare una pace che costerà al suo Paese, nella migliore delle ipotesi, l’annessione del Donbass alla Russia. E neppure il via libera dell’uscente Biden all’impiego sul territorio russo di armi fornite dagli Stati Uniti a Kiev riuscirà ad invertire l’esito di un conflitto che sembra ormai segnato.

Una débâcle che si sarebbe potuta evitare se, dopo aver creato i presupposti di questo folle conflitto, gli Stati Uniti – spalleggiati dalla Gran Bretagna dell’allora premier Boris Johnson – non avessero sabotato, facendola saltare, l’intesa che avrebbe potuto evitare all’Ucraina questo pesantissimo tributo di vite e di territori. Il tutto mentre l’Unione europea dava prova della sua inconsistenza politica rinunciando ad ogni iniziativa diplomatica per scongiurare la guerra nel proprio giardino di casa infilandosi l’elmetto al seguito e agli ordini degli Usa. Intanto apprendiamo dal recente incontro tra il neoeletto presidente Usa Trump e il segretario generale della Nato Rutte, che gli Stati Uniti vogliono scaricare sull’Ue la gestione e i costi della fase post bellica (compresi quelli della ricostruzione?).

Eppure la corsa al riarmo non si ferma. Mentre i francesi, con i soliti inglesi, ipotizzano perfino l’invio di truppe in Ucraina, per la prima volta nella storia la spesa militare italiana supererà il prossimo anno i 30 miliardi di euro (Osservatorio Milex) con l’obiettivo di arrivare a circa 40 (il famigerato 2% del Pil) nel 2028. Resta solo da capire chi pagherà il conto. Anche se una mezza idea ce l’abbiamo già.