Valentina Palmisano, europarlamentare del Movimento 5 Stelle, alla fine è stata raggiunta l’intesa tra Popolari, Liberali e Socialisti, sul via libera ai vicepresidenti esecutivi di Ursula von der Leyen. Se l’aspettava?
“Non è una sorpresa, già in passato i Socialisti hanno ingoiato tantissimi rospi senza batter ciglio, ma stavolta si è passato il segno. Si assumono la responsabilità di aver messo il sigillo sulla Commissione più a destra della storia europea. Il problema non è Raffaele Fitto di per sé, ma una maggioranza estesa ai nazionalisti. L’ECR, il gruppo di Fratelli d’Italia, ha sostenuto tutti i Commissari durante le audizioni e settimana prossima a Strasburgo voterà sì al bis di Ursula. Nascerà così la grande coalizione europea che va dai socialisti all’ECR, un mega-inciucio per blindare le poltrone che non potrà alla prova dei fatti resistere più di una plenaria. Alla maggioranza europeista il PPE preferisce infatti quella sovranista, solo i socialisti non l’hanno ancora capito o per qualche poltrona hanno fatto finta di non capire”.
Eppure i Socialisti avevano rivendicato l’inopportunità di una vicepresidenza esecutiva a un esponente di destra. Cosa è successo?
“Che hanno detto: ‘scusate abbiamo scherzato’. La riunione di gruppo di S&D è stata eloquente con italiani, spagnoli e rumeni da una parte e francesi, belgi, tedeschi e nordici dall’altra. Anziché guardare a destra, i socialisti dovrebbe rivolgersi a noi, a The Left, ai Verdi, ai progressisti senza casa sparsi in Europa e che oggi si vedono traditi da queste scelte miopi”.
Ai Socialisti e Liberali è stato concesso nella lettera di nomina a Raffaele Fitto un addendum. Come lo valuta?
“È uno specchietto per le allodole. Durante la riunione dei coordinatori siamo rimasti bloccati per ore ad aspettare il parere legale su questo addendum che non ha nessun valore giuridico. È stata una perdita di tempo per cercare di camuffare l’esito finale e cioè il beneplacito a una Commissione di destra”.
Come giudica il documento-dichiarazione congiunta di Popolari, Socialisti e Liberali, che ha accompagnato il raggiungimento dell’intesa?
“L’accordo PPE-S&D-Renew non affronta i nodi politici che hanno portato allo stallo nel processo di approvazione dei Vicepresidenti. Questo accordo ha i piedi di argilla. Il PPE non rinuncerà a far passare i propri emendamenti con i voti dell’estrema destra e i Socialisti ingoieranno tantissimi altri bocconi amari. Questo momentaneo accordo di potere è quanto di più lontano dal comune sentire dei cittadini e supporterà tutte le peggiori controriforme che già si intravedono all’orizzonte, dagli Eurobond di guerra alle condizionalità per l’accesso ai fondi europei, dai tagli alla sanità all’annacquamento degli obiettivi del Green Deal”.
Soltanto i Gruppi Verdi e The Left hanno votato in modo contrario ai Commissari Fitto e Varhelyi.
“Noi siamo stati i più coerenti, avevamo detto no a luglio a Ursula Von der Leyen e diremo no settimana prossima alla sua Commissione. Siamo contenti che i Verdi abbiano cambiato idea rispetto al loro sostegno di luglio e votino adesso come noi. Per quanto riguarda Fitto la nostra opposizione non è figlia di un pregiudizio, ma è motivata dai numeri. Il 32% degli appalti pubblici finanziati dal PNRR è in ritardo, mentre il 53% delle opere non è stato nemmeno avviato. L’Italia ha ricevuto il 46% dei fondi ottenuti da Giuseppe Conte ma solo il 34% degli obiettivi europei sono stati raggiunti. Senza una proroga della scadenza, che Fitto ha negato, rischiamo di perdere oltre 50 miliardi di euro di investimenti”.
Cosa si aspetta da Fitto commissario e vicepresidente?
“Da questa Commissione non mi aspetto molto. Mentre noi discutevamo di Fitto, la von der Leyen accentrava i poteri sui fondi europei smantellando la Dg Reform e scippando proprio alla delega di Fitto oltre 200 funzionari europei che adesso risponderanno solamente a lei”.
La nomina di Fitto è una vittoria di Giorgia Meloni?
“Mai con la sinistra aveva detto Giorgia Meloni lo scorso 18 luglio quando ha deciso di non votare Ursula von der Leyen Presidente. Non sono passati neanche quattro mesi e arriva l’ennesima giravolta. Dopo aver votato per l’uso dei fondi di coesione per l’acquisto di munizioni da inviare in Ucraina, dopo aver sostenuto il ritorno dell’austerity, si completa la parabola di Fratelli d’Italia che diventa a tutti gli effetti il partito dell’establishment e dell’élite neoliberista di Bruxelles”.