La quiete dopo la tempesta. Ma, forse, prima di un’altra tempesta. Nella giornata di ieri l’obiettivo dei vertici del Movimento 5 Stelle era quello di ridimensionare lo scontro tra Chiara Appendino e Giuseppe Conte. Quella che è sembrata una sfida al presidente pentastellato in vista dell’assemblea costituente di sabato e domenica, ora viene derubricata a qualche lieve differenza, piccole sfumature.
Fatto sta che dopo le parole dell’ex sindaca di Torino e della risposta di Conte, che si è detto pronto anche a mettersi in discussione, la giornata di ieri è andata avanti senza nuove sorprese o divisioni. In attesa, però, di un’assemblea che potrebbe essere tutt’altro che semplice e su cui pesa l’incognita chiamata Beppe Grillo.
La crisi interna dei 5 Stelle dopo le regionali
Il fronte della crisi interna del Movimento si è riaperto dopo il voto delle regionali che ha visto sì la vittoria della coalizione di centrosinistra sia in Emilia-Romagna che in Umbria, ma che ha anche visto un ulteriore ridimensionamento dei pentastellati all’interno di un’alleanza che è sempre più a traino Pd.
Il giorno dopo il voto è stata Chiara Appendino a mettere in dubbio la linea di un’alleanza con i dem: “La mancanza di un’identità forte sta facendo disperdere il nostro vento nelle vele del Pd”. “Ci stanno fagocitando”, ha poi detto con parole ancora più chiare. Un disappunto, quello dell’ex sindaca di Torino, che stupisce fino a un certo punto, considerando anche la sua conflittualità in passato con i dem a livello locale, quando era prima cittadina. Sempre nella giornata di martedì erano arrivate anche le parole di Conte: “Se il percorso fatto fin qui verrà messo in discussione ne trarrò le conseguenze”. Una frase che apre anche a nuovi scenari per il futuro del Movimento.
Scontro o sfumature?
Il giorno dopo le parole di Appendino, sono i vertici del Movimento a spiegare che in realtà non c’è alcuno scontro. E chi cerca a tutti i costi una sfida tra Appendino e Conte fornisce una “lettura malevola” delle parole dell’ex sindaca, come spiegano fonti pentastellate. Certo, restano le diverse sfumature nell’interpretazione del futuro del Movimento tra chi è più favorevole a un’alleanza con il Pd – come Fico, Patuanelli e Todde – e quindi più tendente a sinistra e chi invece lo è meno.
Ma, si cerca di spiegare, quella di Appendino è in fondo la stessa linea di Conte, che non cerca un’alleanza organica ma da valutare caso per caso, tanto a livello nazionale quanto locale. Insomma, il tentativo è quello di ridimensionare lo scontro per arrivare all’assemblea con animi più sereni. Ricordando, peraltro, che è stato lo stesso Conte ad aver voluto Appendino nel suo attuale ruolo di vicepresidente del Movimento. Anche se non c’è dubbio che la posizione del partito interno delle ex sindache, quindi Appendino e Virginia Raggi, ha da sempre – anche per questioni di passato personale – più dubbi e diffidenza nei confronti del Pd.
Costituente a 5 Stelle, il convitato di pietra
Sulla convention del weekend aleggia però uno spettro, quello del garante Beppe Grillo. Che non sarebbe stato invitato, almeno per il momento, a partecipare. Ma la sua presenza resta sempre possibile. D’altronde il co-fondatore del Movimento ci ha abituato a sorprese di questo genere, anche se il rischio di trovarsi di fronte una platea tutta schierata dalla parte di Conte e molto critica nei suoi confronti è concreto.
Al di là della sua possibile presenza, Grillo potrebbe avere un altro ruolo che forse sta già esercitando: avrebbe infatti invitato gli iscritti a non votare i quesiti per i quali è previsto un quorum, come quelli riguardanti i poteri del presidente e proprio dello stesso garante. Nella speranza che non venga raggiunta la soglia e la votazione si tramuti in un fiasco. E questa linea viene confermata anche dall’ex ministro Danilo Toninelli, che sottolinea come “è normale una valutazione sulla partecipazione o meno” ad alcuni quesiti come quello sull’eliminazione del garante.