Sarà l’avanzata russa, che procede a ritmo forzato da oltre un mese, o l’imminente avvento di Donald Trump alla Casa Bianca, con il conseguente e probabile disimpegno americano dal conflitto in Ucraina; fatto sta che, per la prima volta dall’inizio dell’invasione russa, i concittadini di Volodymyr Zelensky manifestano apertamente la propria stanchezza per una guerra che, secondo loro, deve finire al più presto. A certificarlo è l’ultimo sondaggio di Gallup, secondo cui, dopo quasi tre anni di combattimenti, il 52% degli ucraini vorrebbe che il proprio Paese negoziasse la fine della guerra “il prima possibile”.
Di contro, quasi quattro ucraini su dieci (38% degli intervistati) ritengono che il loro Paese debba “continuare a combattere fino alla vittoria”. Si tratta di dati che fanno suonare un campanello d’allarme nell’amministrazione di Zelensky, considerando che nei mesi successivi all’invasione russa il 73% degli ucraini sosteneva la necessità di combattere fino alla vittoria. Gallup sottolinea come tale dato si sia progressivamente ridimensionato: “Nel 2023 il sostegno alla lotta fino alla vittoria è diminuito, ma più del doppio degli ucraini preferiva una lotta continua (63%) rispetto a una pace negoziata (27%)”.
Tuttavia, la stanchezza si è intensificata quest’anno, con il sostegno alla pace negoziata salito al 52%, “segnando per la prima volta la maggioranza” degli intervistati. Sempre secondo il sondaggio, molti ritengono che “l’Ucraina dovrebbe essere aperta a fare alcune concessioni territoriali come parte di un accordo per porre fine alla guerra”. In netto contrasto, il 38% degli intervistati è fermamente contrario a cedere anche un solo millimetro di territorio a Vladimir Putin, mentre un ulteriore 10% ha dichiarato di “non sapere” quale sia la soluzione migliore.
Ucraina, per la prima volta più della metà degli ucraini chiede di negoziare e apre a cessioni territoriali
Insomma in Ucraina, a dispetto dei proclami di vittoria da parte di Zelensky, cresce lo scetticismo tra coloro che vedono un futuro nero per il Paese e auspicano negoziati che possano iniziare prima che la situazione precipiti. Proprio dopo la pubblicazione di questi sondaggi, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha dichiarato che “Vladimir Putin è aperto a discutere con Donald Trump un accordo per il cessate il fuoco in Ucraina, ma esclude di fare concessioni territoriali importanti e insiste affinché Kiev abbandoni le ambizioni di entrare nella Nato”.
Inoltre, Peskov ha precisato che “il presidente (Putin) ha ripetutamente dichiarato la sua disponibilità al contatto e ai negoziati”, escludendo però l’ipotesi di un “congelamento del conflitto”, scenario proposto da diversi leader occidentali. Secondo lo zar, infatti, è fondamentale “raggiungere gli obiettivi, che sono ben noti a tutti”.
Biden alza la posta e scatena l’ira di Putin
Nonostante questa apparente apertura al dialogo, bypassando l’amministrazione uscente di Joe Biden, la tensione resta altissima tanto che le forze aeree del Cremlino starebbero per lanciare una pesante offensiva. Proprio per questo l’Italia e altri Paesi occidentali hanno deciso l’immediata chiusura delle rispettive ambasciate al fine di evitare guai peggiori. Intanto ad aggravare ulteriormente la situazione ci sta pensando Biden che ha prima dato il via libera all’uso di missili a lunga gittata americani per colpire la regione russa di Kursk e, poco dopo, ha autorizzato la fornitura a Kiev delle mine antiuomo. Secondo il Washington Post, che cita due ufficiali statunitensi, questa decisione rappresenta una mossa che “rafforzerà le difese di Kiev contro l’avanzata delle truppe russe”.
Non è tutto: Biden ha anche approvato l’invio di ulteriori 275 milioni di dollari in nuove forniture militari per sostenere l’Ucraina contro la crescente pressione dell’esercito russo. Tuttavia, questi aiuti difficilmente cambieranno la situazione sul campo, poiché appaiono come una goccia nel mare. Lo sa bene Zelensky, che ha dichiarato a Fox News che l’Ucraina potrebbe soccombere se gli Stati Uniti decidessero di ridurre gli aiuti militari, in quanto la produzione interna di armi non è sufficiente per resistere. Nonostante tutto, il leader ucraino ha ribadito che “in ogni caso resteremo e combatteremo. Penso che non sia abbastanza per sopravvivere, ma se questa sarà la scelta statunitense, decideremo cosa fare” per resistere a Putin.
Quel che è certo è che, se Zelensky è insoddisfatto della situazione, al Cremlino non si respira un clima più sereno. Anzi, Mosca ha accusato l’amministrazione Biden di “fare di tutto per continuare la guerra in Ucraina”, criticando aspramente la decisione di fornire mine antiuomo a Kiev. A seguito di queste scelte, il portavoce del Cremlino, Peskov, ha annunciato che la linea di comunicazione diretta, istituita per disinnescare le crisi tra Mosca e la Casa Bianca, è stata messa in standby a tempo indeterminato.