Errare è umano, perseverare è diabolico. Dopo mille giorni di guerra in Ucraina devono essersene accorti anche quelli che, fino a pochi mesi fa, davano del putiniano a chiunque osasse sostenere la follia di un conflitto – risparmiando giusto il Papa – che avrebbe dovuto piegare la Russia e, invece, tra inflazione e costi delle bollette energetiche alle stelle, ha finito per spezzare le reni ai fanatici europei del fine guerra mai. Così, anche sui principali giornali italiani tira aria di smobilitazione. Una presa d’atto, sebbene tardiva, che la fantomatica vittoria sulla Russia, sventolata ai quattro venti a reti e rotative (quasi) unificate, è ormai destinata ad essere consegnata alla storia come una delle pagine più grottesche della propaganda occidentale. “è molto improbabile”, prende atto il Corriere della Sera, “che le ultime scelte di Biden”, cioè il via libera a Kiev all’impiego dei missili Usa per colpire il territorio russo, “possano cambiare l’inerzia della guerra”, si legge sulle stesse pagine sulle quali, due anni fa, campeggiavano ben altri titoli: “Influencer e opinionisti. Ecco i putiniani d’Italia”; seguiva elenco con tanto di foto dei presunti fiancheggiatori di Mosca.
Ma erano altri tempi. Pure Repubblica, per dire, il 27 marzo 2022, per mano del direttore Maurizio Molinari, sentenziava: “A oltre un mese dall’inizio dell’invasione, appare evidente che Putin ha fallito”. Poi, ieri, il quotidiano romano ha scoperto che “superati i mille giorni di guerra l’Ucraina sta vivendo una fase di profonda sofferenza” (ma va!), “che non è soltanto militare per la lenta, ma inarrestabile avanzata delle armate di Putin”. No, è “soprattutto” la sofferenza “sociale e morale di una popolazione sempre più stremata dai lutti e dalle privazioni” che “comincia a mettere in discussione perfino la leadership di Volodymyr Zelensky”. Meglio tardi che mai. Tra i pochi a non essersene fatti ancora una ragione sono i leader europei. Compresa la premier Meloni: “Finché c’è una guerra in Ucraina noi saremo a fianco all’Ucraina”, ha fatto sapere dal G20 di Rio. Mentre il ministro Crosetto definiva “un’idea da accogliere con favore” quella partorita dal Consiglio Ue Difesa di “garantire a livello europeo l’indebitamento”, cioè gli eurobond, “per raggiungere il 2%” del Pil in spese militari. Ma per difenderci da chi?