Milano, 19 nov. (askanews) – Un giovane su tre quando si trova di fronte a disinformazione non riesce a riconoscerla e quando si trova di fronte a buona informazione ritiene che si tratti di fake news. Lo rileva il report “Disinformazione a Scuola” realizzato da un team di ricerca guidato dal professor Carlo Martini dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.”Il problema è che anche quando abbiamo buona informazione la coesistenza di disinformazione rende l’ambiente inquinato – spiega Carlo Martini, professore di Logica e Filosofia della Scienza all’Università San Raffaele – E il problema dell’ambiente inquinato è che anche quando mi trovo di fronte a buona informazione le persone fanno fatica a riconoscerla proprio perché l’ambiente è inquinato. Ci sono almeno due campi di possibili soluzioni: un campo è quello di lavorare alla fonte, quindi di lavorare sui media, di provare a fare una sorta di filtro, di tornare un po’ a quelli che sono i filtri classici della stampa e dell’informazione. Questo dovrebbe essere fatto nelle scuole. Noi cerchiamo di farlo con degli interventi – aggiunge – quindi andiamo direttamente nelle scuole e portiamo quelli che sono gli strumenti e io le chiamo la cassetta degli attrezzi per cercare di fare quello che poi i professionisti chiamano il debunking, per cercare di insegnare i giovani a riconoscere la cattiva informazione”.Il report è stato presentato a Milano in occasione del ventesimo anniversario della nascita di Havas PR, società di consulenza in comunicazione parte di Havas Group. “Venti anni che hanno guidato il nostro impegno per comunicare a fianco delle aziende, delle associazioni, in un mondo che continua ed è profondamente cambiato – afferma Caterina Tonini, Ceo di Havas creative Italia – Abbiamo pensato che fosse importante proprio adesso, in un momento in cui la disintermediazione dell’informazione, l’avvento dell’intelligenza artificiale, l’accesso così forte all’informazione, essere qui a discutere su che cosa vuol dire comunicare per una corretta informazione. Si parla tanto di fake news, si parla tanto di accesso alle informazioni, non si parla però tanto di come aiutare le persone a imparare ad informarsi e scegliere le informazioni giuste. Perché comunicare vuol dire cambiare le opinioni, vuole dire aiutare le persone, vuol dire portare dei messaggi che possono guidare lo sviluppo della nostra società”.Durante la presentazione è stata annunciata la nascita dell'”Osservatorio permanente sulla Disinformazione Digitale” dell’Università Vita-Salute San Raffaele, con il sostegno di Havas PR, che coinvolgerà anche gli studenti delle scuole superiori.
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