Segnali di vita dal fronte progressista. Con la netta vittoria in Emilia Romagna (scontata) e quella più contenuta in Umbria (meno scontata), il centrosinistra infligge il primo vero schiaffo elettorale al centrodestra, se si eccettua il risultato della Sardegna, dalle elezioni politiche del 2022. Al netto dell’astensionismo, che si conferma ben oltre i livelli di guardia, la doppietta messa a segno dall’alleanza progressista in una Regione che governava già (l’Emilia Romagna) e si impone in un’altra amministrata fino a ieri dalle destre (l’Umbria), se da un lato suona come il primo vero campanello d’allarme per l’attuale maggioranza parlamentare che sostiene l’esecutivo Meloni, dall’altro mette paradossalmente in luce le difficoltà di un campo largo nel quale, nonostante la vittoria, il Partito democratico continua a rafforzarsi a spese degli altri partiti della coalizione, fagocitati dal principale azionista dell’alleanza.
La cartina di tornasole è il deludente risultato del Movimento 5 Stelle, sotto al 4% in Emilia Romagna e intorno al 5% in Umbria (dove ha dato un contributo importante alla vittoria del centrosinistra). Un risultato che arriva peraltro alla vigilia della Costituente che da giovedì prossimo deciderà il futuro della formazione guidata da Conte, fissando nuove regole anche sulle alleanze elettorali. Una cosa per ora è certa. Dal 2021, con l’insediamento del governo Draghi tra le cui braccia il Movimento è stato spinto da Grillo che definì l’ex banchiere un grillino, i 5S hanno perso inesorabilmente consensi. E la Costituente suona come l’ultima chiamata per invertire la rotta.