Maxi-traffico di droga con i clan, nuove accuse per il capo ultras Lucci

Nuovi guai per il capo della Sud, Lucci: avrebbe spacciato droga importata da un'associazione che movimentava tonnellate di stupefacenti

Maxi-traffico di droga con i clan, nuove accuse per il capo ultras Lucci

Nuova tegola per il capo della Curva sud milanista, quel Luca Lucci immortalato mentre stringeva affettuosamente la mano all’allora ministro degli Interni, Matteo Salvini, a San Siro, già in carcere dal 30 settembre scorso per l’inchiesta sulle curve. Il capo ultrà milanista, infatti, è stato raggiunto ieri da una nuova ordinanza di custodia cautelare per la maxi-indagine della Dda di Milano su un’associazione, vicina alla cosca della ‘ndrangheta dei Barbaro, che avrebbe “importato e distribuito”, tra la Lombardia e la Calabria, “oltre 2 tonnellate di stupefacenti”.

In totale sono 20 le persone coinvolte nell’indagine, 15 quelle finite in carcere (tra cui Lucci) e cinque ai domiciliari, accusate “di appartenere a un’associazione dedita al traffico di stupefacenti, articolata in cellule”, i cui “appartenenti, pur con compiti differenti, avevano l’obiettivo di procurare ingenti quantitativi di stupefacenti da rivedere all’interno della città di Milano”, soprattutto cocaina.

In due anni movimentate 2,2 tonnellate di stupefacenti

Gli investigatori stimano che il gruppo in due anni abbia movimentato oltre 2,2 tonnellate di droga, tra cocaina, eroina e hashish, tra Spagna, Sud America e Albania, con un giro d’affari da 11 milioni di euro.

I traffici sono emersi grazie alle chat criptate SkyEcc, bucate dalle forze dell’ordine belghe, olandesi e francesi nel marzo 2021, che stanno permettendo agli investigatori di mezza Europa di decifrare le conversazioni scambiate tramite la piattaforma.

A far circolare il denaro per il commercio degli stupefacenti ci pensavano “collettori” cinesi, “detentori, ormai in via esclusiva, dei canali bancari sommersi”, il cosiddetto “underground banking”, per trasferire “il denaro all’estero secondo il sistema del fei eh ‘ien, circuito finanziario finalizzato al trasferimento di soldi con completa garanzia di anonimato”.

Lucci alla Comasina, Luca Calajò alla Barona

A Lucci i pm non contestano il reato di associazione per delinquere finalizzata al narcotraffico, bensì 11 episodi di spaccio. Dalle indagini è emerso che il capo ultras, con contatti con la ‘ndrangheta dei Barbaro, avrebbe operato soprattutto nel quartiere della Comasina, mentre nel quartiere Barona, la parte del leone l’avrebbe avuta Luca Calajò, nipote del ‘boss della Barona’, Nazzareno, già condannato ad oltre 17 anni a Milano per traffico di droga.

Calabria e Trimboli, i facilitatori con i clan

In carcere anche Rosario Calabria e Antonio Rosario Trimboli, già citati nelle carte dell’inchiesta sul tifo organizzato milanese, ritenuti il punto di contatto di Lucci con la ‘ndrangheta. Calabria, braccio destro di Lucci nella gestione della curva quanto negli affari criminali, è legato a Domenico Papalia, figlio 41enne del boss Antonio dell’omonima famiglia ndranghetista operativa nell’area di Corsico e Buccinasco. Oltre ad aver riportato diverse condanne per minaccia a pubblico ufficiale, lesioni e droga nel 2007 patteggiò una pena per lesioni aggravate dopo essere stato fermato dai carabinieri a Bianco, in provincia di Reggio, in compagnia di Domenico Papalia e Trimboli.

Quest’ultimo, nato a Locri, è stato arrestato con Lucci nel 2021 per traffico di droga e rispetto ai legami con la criminalità organizzata risulta che Domenico Papalia sia stato suo “compare di anello” e testimone al matrimonio con la figlia di Francesco Perre, pluripregiudicato condannato per associazione mafiosa e droga. Nei primi anni Duemila, Trimboli sarebbe stato tra gli iscritti del ‘Circolo Montello’ di Corsico, creato da pregiudicati per mafia tutti proveniente da Platì tra cui si contano tutti i nomi della famiglia Barbaro-Papalia. Il 42enne è comparso anche nella maxi indagine ‘Infinito’: l’autista del boss Rocco Papalia, Domenico Sergi, sarebbe stato padrino di battesimo e di cresima di Trimboli.

Ai domiciliari anche la “contabile” della Curva del Milan

Domiciliari ieri anche per la presunta contabile della curva Sud rossonera, accusata di favoreggiamento. Per gli investigatori, in soli sei mesi, avrebbe movimentato “denaro contante” per conto di Lucci “per ben 2.732.210 euro”. Sarebbe stata lei, come si legge nell’ordinanza, a mettersi sempre “a disposizione” di Lucci per “l’occultamento delle somme di denaro contante” ricavate dall’attività di spaccio. In una conversazione intercettata, Lucci le scriveva: “Okkkk….imbosca bene mi raccomando”.

Lucci e Calabria volevano prendersi Milano

Ma nelle chat decriptate si legge anche come Lucci e Calabria meditassero di impossessarsi del mercato della droga milanese con la forza. “Fra, a me lo dici che nel cervello ho solo guerra”, scriveva Lucci a luglio 2020 a Rosario Calabria. “Nel corso dello scambio – annotano gli inquirenti – Calabria e Lucci convenivano di organizzare una batteria per prendere il controllo del mercato di Milano, di forza e con le armi, per imporre il monopolio nella vendita dello stupefacente”. “Basta dobbiamo tornare come una volta fare un bel gruppo E rompere le corna. E poi 4 ferri arrugginiti ci sono… Cominciamo a fare danni”, affermava Calabria. “Fra io ci sono”, rispondeva Lucci.