Marattin lancia Orizzonti Liberali e il tassista Redsox lascia subito a piedi il nuovo movimento centrista

Orizzonti Liberali tra vecchie glorie, slogan usurati e defezioni. Il tassista simbolo della concorrenza smentisce Marattin.

Marattin lancia Orizzonti Liberali e il tassista Redsox lascia subito a piedi il nuovo movimento centrista

Luigi Marattin ci riprova. Dopo una stagione segnata dai fallimenti di un “piccolo centro” dilaniato dai personalismi, il deputato ex renziano ha deciso di lanciare Orizzonti Liberali, un nuovo soggetto politico che si propone di salvare l’Italia dal “bipopulismo” di destra e sinistra. Lo slogan è ambizioso e piuttosto usurato, ma l’operazione di marketing rischia di non bastare per distinguersi in un panorama dove liberali e liberisti già abbondano. Tra Forza Italia e i cespugli di Italia Viva e Azione, il mercato del centro sembra saturo e continua ad avere più eletti che elettori. Eppure Marattin è convinto che serva un’ulteriore dose di “mercato e concorrenza” per risollevare il Paese. 

Il tassista smentisce Marattin

Il debutto ufficiale avverrà questo fine settimana, con una convention che si annuncia già affollata di nomi noti. Nel parterre spiccano figure già protagoniste – o comparse – della politica italiana: da Andrea Marcucci, ex capogruppo Pd ai tempi d’oro del renzismo, a Oscar Giannino, meteora politica del 2013 con “Fare per Fermare il Declino”, passando per Carlo Cottarelli, che si era già rivelato una “punta di diamante” spuntata nella campagna elettorale di Enrico Letta. Si aggiungono nomi come Roberto Burioni, Chicco Testa, Anna Paola Concia e Simone Lenzi.

Un altro “colpo” mediatico doveva essere “Roberto Redsox”, valente tassista bolognese diventato un simbolo della lotta contro le furberie della categoria. Per Marattin Redsox “è il simbolo di quanto abbiamo bisogno di mercato e concorrenza. E il partito dei liberal-democratici italiani non avrà paura – aveva scritto trionfante sui suoi social – di chiedere i voti sulla base della promessa di maggiore libertà, più mercato più concorrenza”. Un colpo narrativo studiato a tavolino, se non fosse per un piccolo problema: Redsox non ci sarà. Il tassista ha prontamente smentito la sua adesione, liquidando Marattin con un comunicato in cui prende le distanze dal nuovo progetto politico.

“Ai suoi collaboratori che gentilmente mi hanno invitato – scrive su X il tassista – ho risposto che io sabato 23 lavorerò e non interverrò da voi. Parlatevi però eh!  Come ho già spiegato a esponenti di vari partiti io non faccio parte di nessun partito, non ho tessere, non partecipo per nessuno perché la mia azione è TRASVERSALE”. Con una piccola nota finale: “gentilmente non ho dato a nessuno il permesso di utilizzare la mia foto”. A proposito di mercato e di regole. 

Annunciare la presenza di un ospite senza avere la sua conferma ufficiale è un errore che non si addice a chi si candida a rappresentare il “rigore” e la “meritocrazia”. Redsox, con il suo comunicato, ha inflitto un primo colpo a quella che avrebbe voluto essere una narrazione pulita e ben confezionata.

Vecchie glorie e slogan usurati: il difficile debutto di Orizzonti Liberali

Nel frattempo, l’associazione lanciata da Marattin raccoglie attorno a sé vecchie conoscenze del panorama centrista, alcune delle quali sembrano essere tornate in campo più per mancanza di alternative che per reale convinzione politica. Andrea Marcucci, ad esempio, ha vagato nell’orbita renziana fino a perdere la bussola, per poi approdare a questa nuova avventura con l’entusiasmo di chi non ha nulla da perdere. Oscar Giannino, dal canto suo, porta in dote il ricordo di un fallimento politico divenuto proverbiale, mentre Cottarelli sembra destinato a rimanere un eterno “tecnico prestato alla politica” senza mai riuscire a lasciare un segno tangibile, sia nella tecnica che nella politica. 

L’idea di Marattin – salvare l’Italia da un presunto dualismo populista – si scontra con una realtà più complessa. Da un lato, i partiti maggiori come Fratelli d’Italia e il Pd hanno già occupato la maggior parte del terreno politico, lasciando ai piccoli centristi uno spazio sempre più esiguo. Dall’altro, l’elettorato italiano appare disilluso verso progetti che promettono “nuovi inizi” ma si affidano ai soliti volti noti.

Ora resta da capire se il grande centro di Marattin riuscirà a fare breccia nell’elettorato o se finirà per affollare ulteriormente il già confuso panorama centrista. Ma il debutto, con questa partenza traballante, lascia parecchi dubbi.