Autonomia, prima picconata dalla Consulta: la Corte Costituzionale smonta la riforma targata Lega

Per la Consulta l'Autonomia non è incostituzionale, ma ha ritenuto illegittime alcune parti del testo. Invitando il Parlamento a rimediare.

Autonomia, prima picconata dalla Consulta: la Corte Costituzionale smonta la riforma targata Lega

Il peggior incubo del governo si è avverato. Ieri la Corte Costituzionale ha infatti parzialmente accolto il ricorso delle regioni Sardegna, Puglia, Toscana e Campania contro la legge Calderoli sull’Autonomia differenziata. I giudici, in particolare, hanno ritenuto illegittime le norme che consentono allo Stato di trasferire alle Regioni intere materie (ben 23) e non specifiche funzioni. Bocciata anche la scelta di attribuire al governo la determinazione dei Lep, i livelli essenziali delle prestazioni, limitando il ruolo costituzionale del Parlamento.

La Corte, se da un lato ha ritenuto “non fondata” la questione di costituzionalità dell’intero impianto della legge (la n.86 del 2024), dall’altro ha considerato “illegittime” specifiche disposizioni dello stesso testo legislativo.

La palla torna al Parlamento

“Spetta al Parlamento, nell’esercizio della sua discrezionalità, colmare i vuoti derivanti dall’accoglimento di alcune delle questioni sollevate dalle ricorrenti, nel rispetto dei principi costituzionali, in modo da assicurare la piena funzionalità della legge”, si legge in una nota della Corte Costituzionale. “La Corte resta competente a vagliare la costituzionalità delle singole leggi di differenziazione, qualora venissero censurate con ricorso in via principale da altre regioni o in via incidentale”.

Tutelare il bene comune

La distribuzione delle funzioni legislativa e amministrative tra Stato e Regioni “non” deve “corrispondere all’esigenza di un riparto di poteri tra i diversi segmenti del sistema politico”, ma deve avvenire “in funzione del bene comune della società e della tutela dei diritti garantiti dalla nostra Costituzione”, sostengono i giudici. “E’, dunque, “il principio costituzionale di sussidiarietà che regola la distribuzione delle funzioni tra Stato e regioni”.

Che aggiungono che l’Autonomia “deve essere funzionale a migliorare l’efficienza degli apparati pubblici, ad assicurare una maggiore responsabilità politica e a meglio rispondere alle attese e ai bisogni dei cittadini”.

Semaforo rosso anche sulla “possibilità di modificare, con decreto interministeriale, le aliquote della compartecipazione al gettito dei tributi erariali, prevista per finanziare le funzioni trasferite, in caso di scostamento tra il fabbisogno di spesa e l’andamento dello stesso gettito. In base a tale previsione, potrebbero essere premiate proprio le regioni inefficienti, che – dopo aver ottenuto dallo Stato le risorse finalizzate all’esercizio delle funzioni trasferite – non sono in grado di assicurare con quelle risorse il compiuto adempimento delle stesse funzioni”, si legge nella nota.

Non basta un Dpcm per fissare i Lep dell’Autonomia

Infine, incostituzionale anche la previsione che sia un decreto del presidente del Consiglio a determinare l’aggiornamento dei Lep, e il ricorso alla determinazione dei Lep attraverso lo strumento dei Dpcm.

Autonomia, Todde: “Tutte le disposizioni incostituzionali figurano tra quelle impugnate dalla Sardegna”

Un verdetto che fa esultare le opposizioni, a partire dai governatori che avevano promosso il ricorso, come Alessandra Todde: “Tutte le disposizioni dichiarate incostituzionali figurano tra quelle impugnate dalla Sardegna, che registra il più alto numero di motivi di impugnazione accolti tra le regioni ricorrenti. Questo dimostra che la nostra iniziativa non era pretestuosa né propagandistica, ma animata dal sincero proposito di ripristinare la legalità costituzionale violata”, ha dichiarato.

Conte: “L’Italia è una e solidale”

“Abbiamo combattuto in Parlamento (prendendo anche pugni), nelle piazze a suon di firme, con la nostra governatrice Alessandra Todde, che si è vista accogliere i motivi del ricorso. Oggi la Corte Costituzionale frena il progetto di autonomia con cui Meloni , Salvini e Tajani volevano fare a pezzi il tricolore e la nostra unità”, scrive Giuseppe Conte su Facebook, “l’Italia è una e solidale, – prosegue – la difendiamo sempre, con la massima determinazione. Con la più intensa passione. Se ne facciano una ragione”.

Il Pd: “Ora Calderoli vada a casa”

Per il dem Peppe Provenzano “L’autonomia differenziata del governo Meloni fa la fine che doveva fare: bocciata per incostituzionalità. Tutte le norme più rilevanti della legge sono state dichiarate illegittime. Ora, la Calderoli deve tornare in Parlamento. Il Calderoli dovrebbe andare a casa”.

Di demolizione della norma parla invece l’Avs Angelo Bonelli, per il quale “la sentenza è la demolizione della legge Calderoli e lo stop del mercimonio politico tra Meloni e Salvini , che scambiano il premierato con l’autonomia differenziata”.

Gioisce anche la Chiesa, con Parolin

“Tutto ciò che va a beneficio della comunità nazionale e soprattutto delle parti più deboli e vulnerabili, se va in questa direzione, è un bene”, commenta a caldo il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin.

Il governatore calabrese Occhiuto chiede “una moratoria”

E persino il governatore di centrodestra della Calabria, Roberto Occhiuto, non nasconde la sua soddisfazione: “Avevo suggerito al governo un surplus di riflessione e una moratoria sull’autonomia differenziata Oggi la moratoria, con molta più autorevolezza del sottoscritto, la impone la Corte Costituzionale #autonomia”, ha postato su X.

Autonomia, festeggia solo Zaia

L’unico a parlare del centrodestra è stato il presidente del Veneto Luca Zaia, che ha letto nella decisione della Corte una vittoria di Calderoli. “La Corte Costituzionale ha confermato la legittimità della legge sull’autonomia differenziata, sancendo ancora una volta che il nostro percorso è in linea con la Costituzione. È una conferma importante e rappresenta un passaggio storico per il Veneto e per tutto il Paese”. Ma a conti fatti forse ha poco da gioire.