L’incarico da vice presidente esecutivo della Commissione di Raffaele Fitto è tutt’altro che blindato. L’incontro tra Ursula von der Leyen e i capigruppo di Ppe, Socialisti e Renew sulle nomine Ue è terminato in un nulla di fatto.
“Non c’è stato accordo”, hanno spiegato fonti parlamentari. La fumata nera arriva dopo che martedì le tre forze della maggioranza Ursula, Ppe, Socialisti e Liberali, di fronte a un gioco di veti incrociati, si sono viste costrette a rinviare il voto, optando per una decisione contestuale per i sei vice presidenti in pectore.
Nel mirino dei veti incrociati Fitto e Teresa Ribera. Il partito popolare spagnolo rema contro Ribera e per tutta risposta i Socialisti annunciano in serata che non voteranno Fitto.
La doccia gelata: i socialisti non voteranno Fitto
“Si è rotta completamente la fiducia con il Ppe, non c’è più. Fitto non avrà i voti dei socialisti in commissione Affari Regionali, in nessun caso. Non è una questione spagnola, né un problema con l’Italia o con Fitto, ma un problema con l’estrema destra. Il pacchetto dei vicepresidenti è da cinque, quelli di S&d, Renew e Ppe: noi negoziamo per quel pacchetto. Se vogliono votare Fitto con un’altra maggioranza, lo votino”, sottolineano fonti del gruppo dei Socialisti Ue.
“Abbiamo visto che la leadership del Ppe è disposta a mettere a rischio la stabilità delle istituzioni Ue in un clima geopolitico difficile, rompendo l’accordo politico delle forze democratiche filo-europee nel Parlamento europeo per amore di un’agenda distruttiva del Pp spagnolo che attacca la vicepresidente esecutiva designata Teresa Ribera, cercando di farne un capro espiatorio per la sua incapacità di gestire le inondazioni di Valencia. Di fatto ha preso in ostaggio il Ppe, spingendo l’intera Unione europea sull’orlo del baratro, nel modo più irresponsabile”, scriveva nel pomeriggio la capogruppo S&d, Iratxe García Pérez.
Davano man forte ai Socialisti anche i Verdi. “I giochi politici irresponsabili e miopi del Ppe stanno mettendo a repentaglio l’alleanza democratica dell’Europarlamento. Attraverso la loro disperazione nel formare alleanze senza scrupoli con l’estrema destra, il Ppe sta minando il processo democratico di valutazione delle competenze dei candidati commissari”, dichiara la co-presidente dei Verdi Ue, Terry Reintke.
A fargli eco il secondo vicepresidente Bas Eickhout secondo cui ora la “maggioranza democratica pro-europea è messa a repentaglio dall’insistenza sconsiderata del Ppe nel sostenere un candidato di estrema destra che non è idoneo a ricoprire la carica di vicepresidente esecutivo”.
Quanto al commissario di Giorgia Meloni, Fitto “ha chiaramente dimostrato di non sostenere i valori dell’Unione europea e nella sua audizione ha mostrato una totale mancanza di competenza e interesse per gli argomenti trattati nel suo portafoglio”.
I socialisti chiedevano un segnale che Ursula non ha dato
Socialisti e Liberali avevano chiesto a von der Leyen un segnale chiaro per permettere una conferma della maggioranza che l’ha sostenuta nel bis. Nel mirino il ruolo di Fitto e le responsabilità del commissario ungherese Oliver Varhelyi: la vicepresidenza a Fitto è considerata da Socialisti e Liberali la conferma che l’asse politico della maggioranza si è spostato pericolosamente verso destra.
L’ira funesta di Giorgia Meloni
La premier italiana va su tutte le furie. “Signore e signori, ecco a voi la posizione del gruppo dei socialisti europei, nel quale la delegazione più numerosa è quella del Pd di Elly Schlein: a Raffaele Fitto, commissario italiano, va tolta la vicepresidenza della commissione che la presidente von der Leyen ha deciso di affidare. L’Italia, secondo loro, non merita di avere una vicepresidenza della Commissione. Questi sono i vostri rappresentanti di sinistra”, scrive sui social Giorgia Meloni.