Da una parte c’è il sindaco di Bologna, Lepore, che accusa apertamente il governo di aver inviato in città 300 camicie nere, nonostante la decisione del Comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico di riservare alla manifestazione di Casapound un’altra piazza (leggi intervista a pagina 2) per prevenire incidenti. Dall’altra il ministro dell’Interno, Piantedosi, che si dice stupefatto per le dichiarazioni del primo cittadino. In mezzo, a meno di una settimana dal voto per le regionali di domenica prossima – il clima non promette nulla di buono – si infila un altro ministro, il solito Salvini, che invece vede rosso ovunque. Zecche comuniste dietro gli incidenti dello scorso fine settimana nel capoluogo emiliano da punire con la serrata dei centri sociali.
Mentre chiude un occhio sulla sede romana di Casapound – un intero palazzo al centro della Capitale – occupata abusivamente da anni, e l’altro sulla matrice politica (nera) di un movimento – ricordate le adunate di Acca Larentia con tanto di saluto romano? – sul quale Salvini & C. continuano a mostrarsi a dir poco ambigui. Come rosso vede pure di fronte alle toghe che, ieri, dinanzi all’ennesimo provvedimento del governo in contrasto con il diritto e la giurisprudenza europei, non hanno potuto fare altro che negare il trattenimento dei sette migranti trasferiti in pompa magna in Albania che ora dovranno essere riportati in Italia rimettendo il decreto Paesi sicuri al vaglio della Corte Ue. Dopo l’ennesima gita di Stato a carico dei contribuenti. Gli unici legittimati a vedere rosso. Ma di rabbia.