Il padre – Denis – che rischia il processo. Il figlio – Tommaso – che patteggia due anni e nove mesi con pena convertita in lavori di pubblica utilità. È stata proprio una brutta giornata ieri per la famiglia Verdini, almeno dal punto di vista penale. La Procura di Roma ha infatti chiuso il filone di indagine relativa a presunte irregolarità nell’affidamento di alcune commesse dell’Anas, tra le quali “l’Accordo quadriennale per i lavori di realizzazione e risanamento strutturale impiantistico delle gallerie suddivisi in tre lotti”, dal valore di 180 milioni di euro. Nel procedimento si contestano, a seconda delle posizioni, anche i reati di corruzione e turbativa d’asta.
Ieri il Gup ha dato il via libera al patteggiamento richiesto dal quasi cognato del ministro dei Trasporti e Infrastrutture Matteo Salvini (fidanzato della sorella Francesca), Tommaso Verdini, a una pena di due anni e nove mesi, convertiti in lavori di pubblica utilità. L’atto di conclusione delle indagini era stato notificato alcune settimane fa, mentre ieri è stato depositato in udienza.
Verdini padre rischia il processo per corruzione
Nella stessa tranche di inchiesta viene anche contestato al padre, l’ex parlamentare di Forza Italia, Denis Verdini, il reato di corruzione in concorso con altri. Secondo gli inquirenti, Verdini padre avrebbe commesso gli illeciti mentre si trovava ai domiciliari, dove stava scontando la condanna a sei anni e sei mesi per il crac dell’ex Credito Cooperativo Fiorentino (Ccf).
Nel capo d’imputazione si legge: “Come contropartita della messa a disposizione delle loro funzioni” alcuni indagati “accettavano la promessa di utilità da parte di Fabio Pileri, Denis Verdini e del figlio consistite nel loro intervento e raccomandazioni in sedi politiche e istituzionali per la conferma in posizioni apicali di Anas o comunque la ricollocazione in ruoli apicali ben remunerati di organismi di diritto pubblico”. Il giudice per l’udienze preliminare ha inoltre ratificato il patteggiamento ad un anno e nove mesi (pena sospesa) per l’imprenditore Angelo Ciccotto.
Verdini Jr. accusato di favorire gli imprenditori (suoi clienti) grazie a notizie riservate
Tommaso Verdini era finito ai domiciliari il 28 dicembre scorso. Secondo gli inquirenti, Verdini Jr assicurava una via privilegiata per la vittoria degli appalti Anas ai clienti della sua società di consulenza Iner. Per i magistrati, infatti, poteva avere accesso a informazioni segrete, apprese da funzionari della società, ai quali elargiva favori e denaro. Secondo le risultanze delle indagini, Tommaso Jr assicurava infatti ai dipendenti infedeli avanzamenti di carriera all’interno della società pubblica controllata dal ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture.
I Verdini, scrivevano gli inquirenti, “promettevano a pubblici ufficiali di Anas il loro intervento o comunque il peso politico-istituzionale delle loro conoscenze (…) in cambio della messa a disposizione (…) per favorire la definizione di progetti e transazioni a cui erano interessati imprenditori a loro vicini”. Con lui erano finiti ai domiciliari anche il socio, Fabio Pileri, e quattro imprenditori.
In particolare, nelle risultanze delle indagini, comparivano alcune società della famiglia dell’ex parlamentare Udc e imprenditore delle costruzioni, Vito Bonsignore, interessate agli appalti della costruzione delle autostrade Ragusa-Catania e Orte-Mestre.
Per i magistrati esisteva “un sistema corruttivo forte e stabile”
“Dalle indagini è emersa la sussistenza di un sistema corruttivo forte e stabile che ha portato ad una turbativa delle gare per importi milionari”, aveva scritto il Gip nell’ordinanza di arresto, aggiungendo che “durante le indagini è emerso che Denis e Tommaso Verdini, a seguito delle perquisizioni subite si stavano adoperando in concreto per proseguire il rapporto con gli imprenditori, interponendo una ulteriore società per mettersi al riparo dalle conseguenze penali del loro agire illecito”.
A dare il via alle indagini, nel 2021, era stato un ex dirigente Anas, la cui denuncia fece scattare alcune perquisizioni. In particolare, gli inquirenti trovarono in una corrispondenza tra Tommaso Verdini e Bonsignore un internal audit di Anas, documento in teoria riservato e non conoscibile al di fuori della società.