Le stragi di Gaza sono forse la più grave offesa al diritto umanitario degli ultimi 80 anni. Come non bastasse, vedo ovunque ipocrisia, menzogne e quell’assurda accusa di “antisemita” per chiunque critichi i massacratori.
Lucilla Corradi
via email
Gentile lettrice, giorni fa mi congratulavo con un lettore per aver definito, in una lettera, “insurrezione” l’episodio del 7 ottobre 2023 anziché “attacco terrorista” e aver chiamato “combattenti” i miliziani di Hamas e non “terroristi”. L’ho fatto per amore di verità, sapendo di espormi ipso facto alla fasulla accusa di essere “antisemita”. Adesso dice le stesse cose Amos Schocken, ebreo ed editore del più importante quotidiano d’Israele, Haaretz. Ha chiamato gli uomini di Hamas “freedom fighters”, combattenti per la libertà. Come la mettiamo? Antisemita anche lui? In una conferenza a Londra Schocken ha detto: “Netanyahu fa la guerra ai combattenti per la libertà palestinesi, quelli che Israele chiama terroristi. L’unica soluzione è la creazione di uno Stato palestinese e l’unica via è quella di imporre sanzioni a Israele”. E questo ci porta al tema dell’ipocrisia. Dai governi occidentali non si sente una voce che sia una, di condanna del genocidio o strage o massacro o come lo si voglia chiamare, benché accada sotto i nostri occhi, in questa età di immagini e suoni che viaggiano in tempo reale. Aggiungo solo che Biden da un anno ripete: “Stiamo lavorando a una tregua”, ma non fa la prima cosa che andrebbe fatta: smettere di inviare missili e soldi. Chiede la pace e finanzia la strage. E non parliamo di sanzioni, parola blasfema, ma solo se usata per Israele.