Mai tanti soldi alla Sanità pubblica (e tanto non importa quanti soldi stanzi, ma come li usi) e il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato non è in conflitto di interessi (anche se ha una farmacia ed è socio di una clinica privata), perché l’ha detto l’Agcom. Ieri alla Camera il ministro della Sanità Orazio Schillaci ha dato il meglio di sé, durante il question time, dove era chiamato a dare conto dei tagli al Fondo Sanitario Nazionale e della scomodissima posizione del suo sottosegretario.
I numeri di Schillaci
Circa i fondi previsti dalla Finanziaria Schillaci ha dichiarato: “Il livello del finanziamento del fabbisogno sanitario standard cui concorre lo Stato è incrementato di 1,302 miliardi di euro per l’anno 2025, ai quali si aggiungono 1,1 miliardi, già stanziati nella legge di Bilancio lo scorso anno, e di 5,78 miliardi per l’anno 2026. Si tratta, poi, di livelli di incremento del Fondo sanitario nazionale che saranno di 35 miliardi nei cinque anni, mai raggiunti negli anni precedenti”.
Ma a Giorgetti aveva chiesto 4 miliardi solo per il 2025
Parole che però cozzano con i 4 miliardi che lo stesso Schillaci due mesi fa aveva chiesto al collega Giorgetti per assicurare il funzionamento del sistema sanitario ai livelli attuali, come ricordato dalla dem Chiara Braga. Che ha aggiunto: “Mancano 19 miliardi per coprire gli impegni di spesa che voi stessi confermate e i cittadini devono sapere che per coprire quella cifra le regioni saranno costrette a fare due cose: a tagliare ancora di più i servizi o mettere nuove tasse”.
“Staccare la spesa sanitaria dal Pil”
Ma lui, il ministro, ha tirato dritto, regalando anche la sua personalissima ricetta economica sulla spesa sanitaria in generale: “Il dato percentuale del rapporto spesa sanitaria-Pil è influenzato dall’andamento di quest’ultimo, per cui non possiamo certo augurarci – come è accaduto nel 2020 – che ci debba essere un crollo del Pil per consentire al rapporto di raggiungere il dato percentuale del 7%”. Come dire: non possiamo legare la spesa al Pil, perché magari arriva una pandemia e si azzera tutto… E comunque, per Schillaci, non importa quanti soldi stanzi, ma come li usi: “Tuttavia, il vero nodo non è tanto e solo il volume delle risorse, quanto la loro efficace allocazione ed utilizzo”.
La difesa del sottosegretario Gemmato
Altrettanto tragicomica la difesa del ministro nei confronti di Gemmato, finito sotto i riflettori perché socio di una clinica privata nonché proprietario di una farmacia. Schillaci si è detto “certo della buona fede del sottosegretario”, perché “l’autodisciplina e l’onore non sono optional per chi serve lo Stato, ma un dovere inderogabile. Questi stessi principi e la buona fede guidano sicuramente anche l’operato del sottosegretario ”.
Inoltre, “l’Agcom ha escluso la presenza di violazioni normative”, ha sottolineato Schillaci, ricordando che Gemmato ha chiarito “di non avere ruoli gestionali e mettendo le quote a disposizione degli altri soci”.
La mozione di censura di M5s
Una spiegazione che non ha convinto l’M5s Andrea Quartini: “Nel caso del sottosegretario Gemmato, siamo di fronte a ben due conflitti di interesse morale e di opportunità politica”, ha attaccato. “Gemmato è socio di una società privata che si autopromuove con frasi indecenti contro il servizio sanitario pubblico che il sottosegretario dovrebbe difendere. Ma sappiamo anche che è farmacista e in ogni atto del Governo emergono favori alla categoria. Non è sufficiente che risulti compatibile con l’incarico assegnato e per questo motivo annunciamo una mozione di censura che riteniamo doverosa”.
“Il ministro Schillaci – aggiunge Marco Pellegrini (M5S) – afferma senza vergogna che non è stato definanziato il Servizio sanitario nazionale. Questo Governo cambierebbe le leggi della matematica pur di negare i fatti e di darci torto. A proposito delle liste d’attesa, sappiamo che è un fatto molto sentito dagli italiani e unitamente alla questione economica costringe 4 milioni e mezzo di italiani a rinunciare alle cure. Questo disastro viola il diritto alla Salute garantito dalla Costituzione e in questo contesto il sottosegretario Gemmato ha quote di proprietà di un poliambulatorio in Puglia che si fa pubblicità dicendo che è in grado di offrire prestazioni senza le lungaggini del Ssn. È del tutto evidente la presenza di un conflitto d’interessi o di una questione di inopportunità politica colossale”, conclude.