“Non solo il governo non prevede di richiedere alcun taglio delle misure Pnrr, ma sta ponendo in essere tutte le iniziative necessarie per mantenere inalterata l’ambizione del programma di riforme e investimenti strategici per l’Italia previste dal piano e per assicurare il rispetto di tutte le scadenze”. Parola del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, che ieri ha risposto così durante il question time alla Camera a un’interrogazione sull’ipotesi di un’ulteriore rimodulazione del Pnrr e ai suoi effetti sui progetti.
“Raggiunti tutti gli obiettivi”
“Si continua a leggere di ritardi nell’attuazione del Piano”, ha continuato il ministro, “Su tale punto, è bene ribadire che la Commissione europea, fino ad oggi, ha ritenuto raggiunti tutti gli obiettivi e i traguardi rendicontati dall’Italia, come dimostrato dall’erogazione delle risorse collegate alle rate oggetto di richieste di pagamento”.
“Lo stesso Ufficio parlamentare di bilancio, nel corso della recente audizione in ordine all’esame del Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029, ha evidenziato come circa 160.000 progetti di opere pubbliche Pnrr, per un valore di 105,7 miliardi di euro, sono attualmente nella fase di esecuzione”, ha quindi concluso Ciriani.
Il rapporto di Banca d’Italia sul Pnrr racconta un’altra verità
Tutto bene, dunque? Non proprio. Esattamente mentre il ministro difendeva il governo alla Camera, Banca d’Italia diffondeva il rapporto “Erit sull’economia delle regioni italiane”. Nel capitolo dedicato al Pnrr, si legge che solo “il 47% delle gare bandite nell’ambito del Pnrr da novembre del 2021 e già aggiudicate ha avviato o terminato i lavori. L’incidenza di queste gare è più elevata nel Nord Est e nel Nord Ovest (50%) e più contenuta al Centro e nel Mezzogiorno (45%)”. A preoccupare il passaggio nel quale Bankitalia certifica che “ad agosto del 2024 i lavori si sono conclusi per il 15% delle gare aggiudicate. Per il restante 32% sono ancora in corso, spesso con ampi ritardi rispetto ai tempi stimati. L’avanzamento dei lavori è leggermente minore nel Mezzogiorno”.
Impossibile avere i dati sui cantieri del Pnrr
Inoltre, il ministro nel suo intervento non ha specificato a cosa si riferiscano i numeri delle opere citati: infatti un conto sono i progetti “attivati”, quelli cioè che hanno terminato la fase istruttoria-procedurale, cioè documentale. Un altro sono i cantieri veri e propri, con i relativi stadi di avanzamento lavori. Ed è proprio su questo versante che si riscontrerebbero i maggiori ritardi.
Tuttavia l’esecutivo, come denuncia da tempo l’osservatorio OpenPolis, non permette un monitoraggio dello stato dell’arte, offrendo rendicontazioni solo per macro aree e non per singole opere. Rendendo così impossibile comprendere lo stato di avanzamento di ogni singolo cantiere.
“Attualmente il governo ha condiviso dei dati aggregati solo a livello di misura. Questo rende impossibile valutare a che punto sono i singoli interventi sui diversi territori del Paese, quali stanno rispettando i tempi e quali invece sono in ritardo”, denunciava tre giorni fa OpenPolis. Affermando che, secondo gli ultimi dati disponibili, sarebbe stato speso solo il 26% dei fondi del Pnrr assegnati al 30 giugno 2024.
Indiscutibile mancanza di trasparenza
Così, nonostante le rassicurazioni di Ciriani, restano molti dubbi sulla situazione reale. Tanto che l’osservatorio accusa: “Il fatto che i dati sulla spesa per singolo progetto non vengano resi pubblici, porta a due conclusioni possibili. O il governo non sa esattamente come ha gestito i fondi del Pnrr, oppure si cerca di nascondere le situazioni più difficili. In questo caso la domanda sorgerebbe spontanea: cosa nasconde l’esecutivo sul Pnrr?”.
Qualunque sia a risposta, il dato di fatto incontrovertibile è la mancanza di trasparenza sul maxi-piano di investimenti a meno di due anni dalla sua conclusione. “A maggior ragione considerando che si è appena conclusa una profonda opera di revisione del Pnrr che avrebbe dovuto rendere più agevole la sua attuazione. Tale riforma però evidentemente tarda a produrre effetti”, conclude OpenPolis.