L’esercito russo avanza su tutto il fronte e adesso si teme un crollo dell’Ucraina. Anche la narrazione dei giornali “pro Nato” mi sembra stia cambiando.
Arturo Vanni
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Gentile lettore, sì, è così. È cambiato il tono delle cronache e anche l’atteggiamento dei governi occidentali. Basta vedere com’è stato accolto il “piano per la vittoria” di Zelensky: snobbato o, nel più caritatevole dei casi, affossato da un eloquente silenzio. L’altro giorno l’inviato del Corriere della Sera in Ucraina scriveva: “La Russia in ottobre ha occupato più territorio che qualsiasi altro mese dal 2022. E c’è di più… Gli ucraini non riescono a rimpiazzare le perdite: mancano soldati… Sino a qualche tempo fa gli americani speravano che l’Ucraina potesse recuperare i territori perduti, oggi ci si augura solo che possa sopravvivere”. È un bagno nella realtà. Che le cose sarebbero andate così era prevedibile fin dall’inizio, ma i pochi che osarono dirlo furono infamati e posti nelle liste di proscrizione quali “putiniani”. Pensare che la Russia, la cui potenza nucleare è in grado di impedire a chiunque azioni avventurose, potesse perdere la guerra era follia. Paradossalmente lo aveva capito anche Zelensky, che nel marzo del 2022 si accingeva a firmare un accordo di pace con Mosca intitolato “Trattato per la neutralità permanente dell’Ucraina e garanzie per la sua sicurezza”. Fu fermato da Johnson e Biden, i “fruitori finali” della guerra. Oggi, dopo due anni e forse un milione di morti, l’Ucraina non potrà ottenere condizioni favorevoli come quelle previste nel 2022. E appunto, “ci si augura solo che possa sopravvivere”.