Le audizioni offrono un giudizio impietoso sulla manovra, come emerso anche sul fronte degli enti locali. Silvia Roggiani, deputata del Pd in commissione Bilancio, a quanto ammontano i tagli per i Comuni e quali saranno le conseguenze?
“L’Anci in audizione lo ha messo nero su bianco: si tratta di più di 8 miliardi di tagli. I primi 3 miliardi nel prossimo quadriennio e altri 5 miliardi dal 2030 al 2037. Stiamo parlando di fondi destinati al finanziamento degli investimenti. Ma per i Comuni italiani ci sono anche altre penalizzazioni, come i nuovi vincoli sugli accantonamenti che incideranno non poco sui bilanci, e l’obbligo di turnover per il personale al 75 per cento. A fronte di tutti questi tagli e penalizzazioni, il governo stanzia per gli enti locali solo 350 milioni. Ricordo che ai comuni sono già stati tagliati 250 milioni all’anno per cinque anni, che alcuni fondi come quello per gli affitti e le morosità incolpevoli sono stati azzerati. Il risultato è che ad oggi non sappiamo come faranno i comuni a sopravvivere, a far fronte a qualsiasi tipo di intervento, dal rifacimento di una strada al tetto di una scuola”.
Altro fronte critico è quello del trasporto locale. Cosa emerge dalla manovra oltre ai già noti tagli per la metro di Roma?
“Il Governo continua a ricordare come il fondo Tpl venga incrementato di 120 milioni. Ma se noi andiamo a guardare nelle pieghe dei bilanci e nella programmazione dello Stato di previsione del ministero dei Trasporti, scopriamo che i tagli perpetrati al trasporto locale sono molto superiori. Oltre al taglio alla metropolitana di Roma, in Lombardia ad esempio vengono sottratte risorse per il prolungamento della metropolitana Milano-Monza e a quella di Brescia. Tagliare fondi come fa il Governo ad accordi di programma già siglati è una scelta inaccettabile. Altro fatto gravissimo sono i tagli al fondo per gli investimenti nei mezzi pubblici di nuova generazione, come gli autobus elettrici e i mezzi meno inquinanti, che sono indispensabili per ridurre l’inquinamento e migliorare la qualità della vita nelle città. Anche su questo la destra fa fare all’Italia un passo indietro. Tutto l’opposto rispetto a quello di cui avremmo bisogno”.
A rischio ci sono anche le Regioni, soprattutto per quel che riguarda gli investimenti in sanità, mai così bassi secondo quanto spiegato da Gimbe. Il sistema è davvero a rischio?
“Si, perché le risorse sbandierate dalla presidente Meloni sono del tutto insufficienti e continuano a calare, attestandosi ben al di sotto della soglia minima del 6% del Pil e rendendo evidenti carenze strutturali e finanziarie. Lo ha confermato Gimbe in audizione: il sottofinanziamento della sanità pubblica lascia scoperti ben 19 miliardi di euro, che sarebbero risorse indispensabili per affrontare le reali esigenze del sistema in particolare sul fronte dell’occupazione e del rafforzamento dei servizi. La verità è che le scelte fatte sulla sanità tradiscono la vera intenzione della destra che guarda a un modello privatizzato, a scapito del Servizio sanitario nazionale”.
A pagare il prezzo più alto saranno ancora le persone in difficoltà? Il governo sta ignorando il problema della povertà?
“è un dato di fatto che il governo stia ignorando la crescente povertà nel Paese. L’ha confermato ieri la Caritas in audizione: le persone vulnerabili in Italia sono sempre di più, con circa 2,2 milioni di famiglie che vivono in condizioni di povertà assoluta. Anche la povertà relativa è in aumento e oggi riguarda 8,5 milioni di persone. Inoltre, sappiamo che 4,5 milioni di persone oggi in Italia rinunciano alle cure sanitarie e che sta crollando la spesa per la prevenzione. Sono numeri che descrivono un’emergenza sociale di fronte alla quale il governo è completamente sordo e non mette in campo le risposte adeguate”.
Dall’occupazione alla crescita, passando per l’industria, i dati dicono che l’Italia è ferma: questa manovra riuscirà a rilanciare il Paese o rischiamo di tornare a essere la maglia nera in Ue con questo governo?
“Siamo molto preoccupati perché l’Italia rischia davvero di tornare indietro. Lo confermano tutte le audizioni di questi giorni. Da Confindustria alla Caritas, dagli enti locali alla Corte dei Conti, tutti esprimono grandi criticità sulla mancanza di investimenti che non farà crescere il Paese, sui tagli ai servizi sociali, al trasporto pubblico, sulle misure non sufficienti sulla sanità, sulla tassa sui carburanti. Se non sarà modificata, questa manovra danneggerà l’Italia e rischia di portarci addirittura in recessione”.