Raffica di bocciature sulla Manovra. Coro di no dai medici al Terzo settore

Sulla Sanità mancano all’appello 19 miliardi da qui al 2030. Per Confindustria la Manovra non offre risposte adeguate ai rischi

Raffica di bocciature sulla Manovra. Coro di no dai medici al Terzo settore

Il giudizio della Cgil e della Uil totalmente negativo sulla Manovra è ampiamente noto, al punto che i due sindacati hanno già proclamato per fine novembre lo sciopero. E oggi ribadiranno a Palazzo Chigi le loro critiche.

Ma la sfilza di audizioni ieri sulla legge di Bilancio di Giancarlo Giorgetti in Parlamento è stata una pioggia di critiche arrivate anche da altri settori. Dal Terzo settore ai costruttori fino al comparto della Sanità.

Briciole alla Sanità e al Welfare

Pochi soldi – insufficienti anche a coprire le misure già varate dal Governo – e assenza di interventi cruciali per la tenuta del servizio sanitario. Il presidente di Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta boccia la Manovra.

Le risorse, inoltre, sottolinea, sono ampiamente insufficienti per finanziare anche le misure già previste dal Governo. All’appello mancano 19 miliardi da qui al 2030.

La situazione si fa ancora più allarmante se si guarda alla spesa sanitaria in rapporto al Pil: la quota del Prodotto interno lordo destinata alla sanità scende dal 6,12% del 2024 al 6,05% nel 2025 e 2026, fino ad arrivare al 5,7% nel 2029.

“Stanziare 50 milioni per la dirigenza medica, 5 per quella sanitaria nel 2025 ci sembrano delle briciole”, ha affermato Pierino Di Silverio, segretario nazionale di Anaao Assomed, il più rappresentativo sindacato dei medici del servizio sanitario.

“Non ci sono risposte soddisfacenti nella Manovra di bilancio, anzi il welfare si indebolisce ulteriormente”, ha detto la portavoce del Forum del Terzo Settore Vanessa Pallucchi, chiedendo il mantenimento del regime di esclusione Iva per consentire la sostenibilità delle attività sociali.

“Povertà e disuguaglianze crescenti, sanità pubblica inadeguata, disagio giovanile, crisi climatica: sono tutte priorità del nostro Paese che – ha sottolineato – questa legge di Bilancio non sta affrontando”.

Pioggia di critiche dai costruttori a Confindustria

L’Ance esprime “forte preoccupazione per gli effetti negativi che la Legge di bilancio rischia di avere sul settore delle costruzioni e quindi sulla crescita”, ha detto la presidente dell’Ance Federica Brancaccio.

“Fissare una percentuale di agevolazione inferiore al 50%, come quelle previste al 36% e al 30%, rischia di dare impulso al lavoro in nero, innescando un circolo vizioso a danno della sicurezza dei lavoratori, dell’efficacia degli interventi, della qualità dell’abitare, della competitività delle imprese regolari e anche delle stesse entrate erariali”, ha incalzato ancora.

Critica anche Confindustria. Gli industriali auspicano “una manovra incisiva” e avvertono che “al momento non offre risposte adeguate ai problemi e ai rischi segnalati”, quelli di “perdere base produttiva”, “soprattutto perché non appare in grado di invertire quella tendenza a livelli di crescita da zero virgola”, dice il dg Maurizio Tarquini.

“Apprezziamo, e riteniamo che sia un bene da preservare, l’attenzione sui conti pubblici” ma “il punto è che sono sostanzialmente assenti il sostegno agli investimenti e alle imprese che li realizzano”, dice. Il taglio delle detrazioni, poi, può annullare i benefici derivanti dal taglio del cuneo fiscale.

No di Cgil e Uil: solo una fiera di tagli

Per la Uil, la legge di Bilancio “è totalmente insufficiente per rispondere alle attuali sfide del Paese”. Il Pil “cresce dello zero virgola; la produzione industriale cala da 19 mesi consecutivi; precarietà, lavoro nero e sommerso colpiscono 6 milioni di lavoratori, l’evasione fiscale e contributiva è a quota 82,4 miliardi” e la manovra è “destinata a peggiorare ulteriormente le cose. In particolare, con quella vera e propria fiera dei tagli agli investimenti e ai servizi pubblici che condanna il nostro Paese a sette anni di austerità”, rimarca la Cgil.

Intanto se la Lega presenta un emendamento alla legge di Bilancio per ripristinare la riduzione del canone Rai da 90 a 70 euro, Forza Italia si dice contraria: il taglio non fa parte dell’accordo di governo.