“Mi auguro che non accada” il ripetersi di decisioni come quella del Tribunale di Roma che non ha convalidato il trattenimento dei migranti all’interno del Cpr in Albania.
Con queste parole il 21 ottobre il guardasigilli Carlo Nordio spiegava la ratio con cui il governo ha varato un decreto legge per inserire l’elenco dei Paesi sicuri non più in un decreto interministeriale ma in una norma primaria, che “il giudice non può disapplicare: se la ritiene incostituzionale può fare ricorso alla Consulta”.
Giusto ieri però il giudice del Tribunale di Catania ha annullato il provvedimento di trattenimento per un migrante egiziano, che aveva chiesto nei giorni scorsi lo status di rifugiato.
E secondo quanto scrive Repubblica c’è una seconda sentenza che arriva da Roma a sconfessare e disapplicare il decreto del governo. Riguarda uno dei primi dodici naufraghi trasferiti in Albania, e il tribunale nell’accogliere il ricorso contro la commissione territoriale che gli ha negato l’asilo rinvia alla Corte di giustizia europea il nuovo decreto Paesi sicuri e sollecita una risposta urgente.
Le motivazioni del giudice di Catania sull’Egitto come Paese non sicuro
In Egitto, ha scritto il giudice di Catania, ci sono “gravi violazioni dei diritti umani, che – in contrasto con il diritto europeo – persistono in maniera generale e costante e investono non solo ampie e indefinite categorie di persone, ma anche il nucleo stesso delle libertà fondamentali che connotano un ordinamento democratico e che dovrebbero costituire la cornice di riferimento in cui si inserisce la nozione di Paese Sicuro”.
E ancora: “I rischi di insicurezza che riguardino, in maniera stabile e ordinaria, intere e indeterminate categorie di persone portano de plano il decidente a negare che l’Egitto possa ritenersi paese sicuro alla luce del diritto dell’Ue e ciò per quanto si legge nelle argomentazioni della sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea del 4 ottobre 2024, laddove in motivazione richiede che il Paese per dirsi sicuro sia caratterizzato da una situazione ‘generale e costante’ di sicurezza”.
La Libra operativa, il governo insiste sui Cpr in Albania
E questo accadeva mentre alcuni migranti (6-8 persone) sono stati presi a bordo dalla nave Libra della Marina Militare a sud di Lampedusa, in attesa di essere trasferiti verso l’Albania, dopo lo screening a bordo. E la premier Giorgia Meloni in tutto questo minimizza. Ai cronisti che le chiedono dell’Albania risponde con un “Ancora, avete la fissazione…”.
Mentre il vicepremier leghista ripete la stessa strofetta. “Per colpa di alcuni giudici comunisti che non applicano le leggi, il Paese insicuro ormai è l’Italia”, dice Matteo Salvini.
Lo scontro governo-toghe al Csm
Intanto i componenti togati del Csm, esclusi tre membri di Magistratura indipendente, hanno depositato la richiesta di apertura di una pratica a tutela dell’indipendenza e dell’autonomia dei magistrati del collegio giudicante del tribunale di Bologna che alcuni giorni fa aveva rinviato alla Corte di giustizia europea il decreto del governo sui Paesi sicuri.
Ad aderire tutti gli altri togati di MI e delle altre correnti del Csm e anche i tre laici Ernesto Carbone, Michele Papa e Roberto Romboli. Su sette togati di Magistratura Indipendente, in tre non hanno aderito alla richiesta della maggioranza preferendo inserirne una loro in un altro documento.
Nella richiesta di tutela depositata dalla maggioranza viene fatto riferimento a “dichiarazioni fortemente polemiche di titolari di altissime cariche istituzionali; dichiarazioni in nessun modo correlate al merito delle argomentazioni giuridiche sviluppate nell’ordinanza e gravemente delegittimanti dei magistrati che l’hanno pronunciata e di tutta la magistratura” e si sottolinea che “tali dichiarazioni sono state inoltre accompagnate e seguite, su alcuni organi di stampa, dalla esposizione mediatica di fatti e atti della vita del Presidente del Collegio giudicante, non limitata agli interventi pubblici svolti da quest’ultimo nel corso degli anni ma attinente direttamente alla sfera della sua vita privata e familiare”.
“Questa situazione – prosegue il documento – determina una inaccettabile pressione sui giudici che hanno emesso l’ordinanza suddetta e un obiettivo condizionamento per quelli che in futuro si dovranno occupare delle medesime questioni; essa, pertanto, vulnera l’indipendenza dell’intera magistratura. Si impone, quindi, una richiesta urgente di apertura di pratica a tutela della indipendenza e autonomia dei magistrati del Collegio giudicante, e in particolare del suo presidente, e della stessa magistratura”.
E forse per provare ad abbassare i toni dello scontro Meloni ieri ha ricevuto a Palazzo Chigi il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli. “La visita”, si legge in una nota di Palazzo Chigi, “si inserisce nell’ambito di una proficua e virtuosa collaborazione, nel rispetto dell’autonomia delle differenti Istituzioni”.
Ieri si è tenuta l’assemblea dell’Associazione nazionale dei magistrati a Bologna. “Chiediamo di poter esercitare il nostro ruolo delicatissimo senza subire condizionamenti di sorta”, ha detto il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia.