Da un lato, la pace nella Striscia di Gaza che, anziché avvicinarsi, si allontana; dall’altro, le minacce dell’Iran, che si dice pronto a colpire militarmente Israele, infiammando ulteriormente il Medio Oriente. Sono ore di apprensione per tutta l’area, dove si continua a combattere ferocemente, mentre le prospettive di pace sono ridotte al lumicino. A dichiararlo è il direttore del Mossad, David Barnea, secondo cui la richiesta del movimento palestinese Hamas di far precedere il rilascio degli ostaggi da un cessate il fuoco completo a Gaza ha ridotto le possibilità di un accordo con Israele a “basse”.
“Non abbiamo ricevuto risposta da Hamas né alle proposte del Qatar né a quelle dell’Egitto, quindi dovremmo aspettare. Al momento, le possibilità di un piccolo accordo sono basse”, ha affermato Barnea, “malgrado Hamas insista nel voler porre fine alla guerra”. Il punto cruciale, secondo Barnea, è che i negoziatori israeliani “non hanno il mandato per autorizzare un cessate il fuoco completo” e quindi la proposta dei combattenti palestinesi non può essere materialmente accolta. Il destino dei 101 ostaggi, di cui solo la metà sarebbe ancora viva, appare appeso a un filo. Quel che è certo è che se i negoziatori non hanno il mandato, è perché il governo di Benjamin Netanyahu, deciso a continuare il conflitto e a imporre dure condizioni agli avversari, non glielo ha concesso e forse non lo concederà mai.
Violenze in aumento a Gaza e in tutta la Palestina
Con la diplomazia che arranca, nella Striscia di Gaza e in Libano si continua a combattere senza sosta, con le violenze bipartisan in aumento. Oltre al quotidiano scambio di colpi tra Hezbollah e Israele, le milizie filo-iraniane del Libano hanno lanciato oltre 60 missili – in gran parte intercettati dal sistema difensivo israeliano – verso la città di Safed e sull’Alta Galilea, fortunatamente senza causare feriti.
Anche a Gaza e dintorni la battaglia infuria. Proprio nel nord della Striscia si è verificato un misterioso incidente: un’esplosione ha coinvolto un convoglio di aiuti umanitari nei pressi dell’ospedale Kamal Adwan, ferendo sei bambini. Secondo l’esercito israeliano (IDF), la detonazione sarebbe stata causata da un ordigno piazzato da “agenti terroristici”, mentre, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa palestinese Wafa, citando fonti locali, le esplosioni sarebbero state causate da colpi di artiglieria e da un drone israeliano.
Dopo un periodo di relativa calma, torna a infiammarsi anche la Cisgiordania, dove alcuni coloni hanno incendiato almeno 15 auto nella città di Al-Bireh, vicino a Ramallah. Violenze su cui la polizia israeliana ha aperto un’indagine e che rischiano di destabilizzare ulteriormente l’area.
Alta tensione con l’Iran
Come accade da giorni, le maggiori tensioni arrivano dall’Iran, che continua a minacciare una rappresaglia contro Israele. “Teheran ha stabilito degli schemi chiari per rispondere agli attacchi israeliani contro l’Iran e userà tutti i mezzi materiali e morali per vendicarsi delle aggressioni del regime”, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Esmail Baghaei. “La posizione ufficiale dell’Iran sul rifiuto dell’uso di armi di distruzione di massa, così come la natura pacifica del programma nucleare del Paese, sono chiare. Tuttavia, come ha affermato il leader Ali Khamenei, saremo equipaggiati con tutti i tipi di armi necessarie per difendere il Paese”, ha aggiunto il funzionario.
La tensione tra Teheran e Tel Aviv ha messo in apprensione l’amministrazione di Joe Biden, con il Pentagono che ha inviato nuove forze, sia aeree che navali, in vista di “un probabile attacco iraniano”. Sulle manovre militari americane si è espresso il comandante della Marina iraniana, Shahram Irani, dichiarando che le forze navali di Teheran monitorano continuamente le portaerei, i 16 cacciatorpediniere e le fregate statunitensi nelle acque regionali, utilizzando droni da ricognizione “come chiaro messaggio agli americani che non c’è posto per loro in questa regione e che stiamo tenendo traccia di tutti i loro movimenti”.
Che la situazione sia in fase di escalation lo ha confermato anche il Wall Street Journal, secondo cui l’Iran si sta preparando a “utilizzare testate più potenti del solito e altre armi mai impiegate in passato”. Inoltre, questa volta a prendere parte all’attacco contro Israele non sarà solo il Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche (IRGC), come accaduto un mese fa, ma anche l’esercito convenzionale del Paese.