Dalla crescita all’occupazione, l’Italia delle destre si è fermata

Il fatturato dell’industria ai minimi dal 2021. L’inflazione torna correre ma il duo Giorgetti-Meloni non perde l’humour.

Dalla crescita all’occupazione, l’Italia delle destre si è fermata

Appena il giorno prima, nel salotto di Bruno Vespa, la premier Giorgia Meloni si divertiva a giocare con la calcolatrice per vantare fantomatici aumenti nella sanità. Ieri i conti giusti li ha fatti l’Istat. Peccato che siano impietosi e non lascino spazio alla propaganda del governo. Dall’occupazione al fatturato dell’industria fino all’inflazione, i numeri dell’Istituto nazionale di statistica svelano i fallimenti delle destre.

Ma già mercoledì erano arrivati i dati – sempre Istat – sulla crescita che nel terzo trimestre dell’anno è risultata ferma, mentre a sorpresa anche quella della Germania è cresciuta e ha battuto le attese il Pil in Francia e Spagna. Rispetto agli ultimi dati sul Pil, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, sostiene di aver “messo in conto anche lo scenario meno favorevole e quindi non cambiano le previsioni di finanza pubblica”.

Battuta d’arresto pure per l’occupazione

Se finora l’occupazione è cresciuta grazie al lavoro povero, ora a settembre si è addirittura fermata. Dopo tre mesi di crescita, il numero di occupati diminuisce dello 0,3% (pari a -63mila unità), attestandosi a 23 milioni 983mila, il calo coinvolge i dipendenti permanenti e a termine. Sempre a settembre, su base mensile, il tasso di disoccupazione è stabile al 6,1%, quello giovanile sale al 18,3% (+0,3 punti).

Nel terzo trimestre dell’anno, rispetto al secondo, si registra un incremento nel numero di occupati dello 0,4% (pari a +84mila unità). Ma la crescita dell’occupazione, osservata nel confronto trimestrale, si associa alla diminuzione delle persone in cerca di lavoro (-8,5%, pari a -147mila unità) e all’aumento degli inattivi (+1,1%, pari a +138mila unità), ovvero di coloro che non hanno un lavoro e non lo cercano.

“Il calo del tasso di occupazione di 63mila unità, registrato a settembre dall’Istat, è un segnale preoccupante sullo stato di salute dell’economia italiana. Dopo 19 mesi consecutivi di calo della produzione industriale, le imprese iniziano a licenziare per far quadrare i conti scaricando sui lavoratori le difficoltà di bilancio”, dice Pasquale Tridico, capodelegazione del Movimento Cinque Stelle al Parlamento europeo. E a questo proposito val la pena ricordare che, secondo gli ultimi dati dell’Inps, nel 2023 sono risultati in aumento sia le ore di Cassa integrazione che i trattamenti di disoccupazione.

A picco il fatturato dell’industria: ai minimi dal 2021

Male l’industria. Ad agosto si stima che il fatturato, al netto dei fattori stagionali, diminuisca rispetto al mese precedente dello 0,1% in valore e dello 0,7% in volume. Ovvero prosegue per il quarto mese consecutivo il calo congiunturale. L’indice in valore, al netto dei fattori stagionali, si attesta sul livello più basso da gennaio 2022, mentre per i volumi si colloca sul livello minimo da gennaio 2021. Su base annua, il fatturato dell’industria, corretto per gli effetti di calendario, registra una flessione sia in valore (-4,6%) sia in volume (-3,6%).

Non solo occupazione e industria, l’inflazione torna a correre: su il carrello della spesa

E se proprio il contributo dei consumi è quello che manca alla crescita dell’Italia, non fa certo piacere il dato che arriva sull’inflazione. Secondo le stime preliminari, nel mese di ottobre l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, registra una variazione su base mensile nulla e aumenta dello 0,9% su base annua.

I beni del carrello della spesa tornano a correre. I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona accelerano su base tendenziale da +1,0% a +2,2%, come anche quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto che passano da +0,5% a +1,0%.