La pace a Gaza resta un miraggio, Hamas rifiuta la proposta di Netanyahu: “Vuole una breve tregua per poi riprendere a combattere”

La pace a Gaza resta un miraggio, Hamas rifiuta la proposta di Netanyahu: "Vuole una breve tregua per poi riprendere a combattere"

La pace a Gaza resta un miraggio, Hamas rifiuta la proposta di Netanyahu: “Vuole una breve tregua per poi riprendere a combattere”

Le speranze di pace a Gaza sono durate appena 24 ore. Alla proposta del governo di Benjamin Netanyahu per una tregua di 30 giorni, in cambio della liberazione di 11 ostaggi ancora in mano ai combattenti palestinesi, ma senza il ritiro delle truppe israeliane dalla Striscia né prospettive di un cessate il fuoco definitivo, Hamas ha risposto negativamente. A dichiararlo all’Afp è stato l’alto responsabile del gruppo, Taher al-Nounou, che ha affermato: “Abbiamo già espresso la nostra contrarietà a una tregua temporanea, che non servirebbe ad altro che a riprendere l’aggressione in un secondo momento”.

Secondo al-Nounou, “Hamas sostiene la necessità di una fine permanente, e non temporanea, della guerra” e, per questo motivo, “respingiamo la proposta israeliana”. La pace sembra altrettanto lontana anche in Libano, dove, nonostante il nuovo leader di Hezbollah, Naim Qassem, abbia aperto le porte alla diplomazia con Israele, le trattative stentano a decollare. Secondo quanto riportato dal quotidiano Haaretz, che cita fonti israeliane e libanesi, raggiungere un accordo sarà molto difficile e richiederà comunque “settimane o mesi”.

La pace a Gaza resta un miraggio, Hamas rifiuta la proposta di Netanyahu: “Vuole una breve tregua per poi riprendere a combattere”

Di fronte a questo ennesimo stop alle trattative di pace, la situazione in Medio Oriente resta estremamente tesa. Infatti, l’offensiva dell’esercito israeliano (IDF) continua ad aumentare di intensità, causando il consueto bagno di sangue tra i civili inermi. Intensi combattimenti sono stati registrati a Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza, mentre nella parte centrale della Striscia l’esercito afferma di aver distrutto un sito usato per la produzione di munizioni. I raid hanno colpito anche il campo profughi di Nour Shams, in Cisgiordania, dove un drone israeliano ha sganciato potenti ordigni nell’ambito di quella che l’IDF ha definito “un’operazione antiterrorismo”.

Secondo l’agenzia stampa palestinese Wafa, l’operazione ha visto il coinvolgimento di un “gran numero” di veicoli delle forze israeliane, accompagnati da tre bulldozer, che hanno imposto “uno stretto assedio” al campo profughi, mentre altri mezzi entravano nella città di Tulkarem, in Cisgiordania. A queste azioni, Hamas ed Hezbollah hanno risposto con il lancio di razzi verso Israele, colpendo, senza causare danni significativi né feriti, gli insediamenti di Liman e Gesher HaZiv e la città di Kiryat Shmona.

Inoltre, i raid israeliani hanno preso di mira anche la città siriana di Qusseir, situata vicino al confine con il Libano, causando “danni nella zona industriale e in alcuni quartieri residenziali” della città, nella regione di Homs. Anche in Libano, la situazione è drammatica, con l’Unicef che denuncia che, dal 4 ottobre scorso, ogni giorno muore almeno un bambino, mentre dieci restano feriti.

Si salvi chi può

La cosa più preoccupante, tuttavia, è che in Iran si fanno sempre più insistenti le voci secondo cui i falchi, decisi a rispondere agli attacchi di Israele, starebbero prevalendo sulle colombe. Secondo la rete americana Cnn, che cita una fonte di alto livello a Teheran rimasta anonima, “la risposta della Repubblica islamica dell’Iran all’aggressione del regime sionista sarà definitiva e dolorosa… probabilmente prima delle elezioni presidenziali statunitensi,” previste per il 5 novembre. A queste minacce ha risposto il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, affermando che “se l’Iran colpirà Israele, la reazione sarà devastante”.

Sebbene sia difficile dire se ci sarà effettivamente uno scontro tra i due Paesi, recenti episodi di spionaggio fanno pensare che la situazione stia evolvendo. Lo Shin Bet ha arrestato una coppia di residenti di Lod, città israeliana, accusata di aver svolto missioni di raccolta informazioni su siti sensibili per conto della Guida Suprema iraniana, Ali Khamenei.