Le Lettere

Palestina farlocca

Adesso per la Palestina si riparla della soluzione “due popoli, due Stati”, ma mi chiedo se l’insurrezione del 7 ottobre e i fatti di Gaza abbiano avvicinato o meno tale soluzione.
Anita Bellei
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Gentile lettrice, mi complimento perché si è servita del termine esatto, insurrezione, intifada in arabo, anziché lo stereotipo “attacco terrorista” in uso alla stampa omologata. Quanto alla domanda, avrà notato che dopo il 7 ottobre tutti, tranne Israele, hanno riesumato la formula “due popoli, due Stati”. La usano perfino Tajani e tutte le cancellerie europee, complici politici del massacro di Gaza. Sembra una contraddizione in termini: appoggiare Israele e anche una soluzione sgradita a Israele. Ma è solo l’ennesima ipocrisia pro Stato ebraico. Consiste nel fatto che quando europei e americani parlano di Stato palestinese, lo concepiscono come quello che Clinton e Barak prospettarono ad Arafat nel 2000 nei colloqui di Camp David. Ossia un finto Stato, un cadaverino che non avrebbe avuto né continuità territoriale (tanti piccoli pezzetti di territorio sparsi a macchia di leopardo) né sovranità, privo di esercito (la sicurezza sarebbe stata affidata addirittura allo Stato ebraico). Come capitale la zona Est di Gerusalemme, ma isolata dal territorio circostante e raggiungibile attraverso un tunnel sotterraneo controllato dagli israeliani. Non a caso Arafat se ne andò via furioso. La speranza per i palestinesi, mi creda, sta solo nei Brics che nel vertice del 22-24 ottobre hanno chiesto uno Stato palestinese “sovrano, indipendente e vitale”, il contrario esatto dello Stato farlocco ideato da Usa ed Europa.