“L’emergenza climatica è una crisi sociale”, l’allarme di The Lancet

Record di decessi per caldo nel 2023: The Lancet denuncia l’inerzia climatica, colpendo i più vulnerabili e aggravando le disuguaglianze

“L’emergenza climatica è una crisi sociale”, l’allarme di The Lancet

Record di decessi per calore nel 2023. Il rapporto 2024 di Lancet Countdown sulla salute e il cambiamento climatico lo scrive nero su bianco: il riscaldamento senza precedenti sta già incidendo drammaticamente sulla salute pubblica. Gli impatti, disseminati in ogni angolo d’Europa, rivelano un quadro di vulnerabilità crescente e disuguaglianze amplificate che mettono a nudo una crisi tanto sanitaria quanto etica.

Negli ultimi anni, si legge nel rapporto, le ondate di calore estreme hanno visto un aumento allarmante, con un 97% in più di esposizioni agli eventi caldi, mentre il tasso di mortalità legato al caldo si è drammaticamente impennato. Tra il 2003 e il 2022, i decessi per calore sono aumentati di 17,2 per 100.000 abitanti, con un impatto più pesante sulle donne rispetto agli uomini. Il dato non è un mero numero ma il riflesso di una realtà brutale: chi ha meno risorse e chi vive in condizioni sociali svantaggiate paga il prezzo più alto, contribuendo meno di altri alla causa del cambiamento climatico.

Caldo letale: un fardello che pesa sulle fasce più vulnerabili

In Italia, le temperature estreme stanno riducendo la produttività nei settori a elevata esposizione come agricoltura e costruzioni. Nelle regioni montane del Nord, come il Sud Tirolo, alcune ore lavorative sono state recuperate grazie a condizioni più miti ma nel resto del Paese il calo della produttività persiste, influenzando condizioni economiche e sanitarie. L’Italia affronta anche l’espansione di malattie infettive come il virus del Nilo Occidentale e la leishmaniosi, patologie che si spostano verso nord e verso le aree montane, storicamente meno colpite.

L’impatto del cambiamento climatico non si ferma al caldo. L’Europa ha assistito a un’espansione nella diffusione di malattie infettive trasmesse da vettori climaticamente sensibili, come leishmaniosi e virus del Nilo Occidentale. Quest’ultimo ha visto un aumento del rischio del 256% rispetto ai decenni precedenti. Le temperature più alte favoriscono la proliferazione di agenti patogeni e vettori che trovano condizioni ottimali in nuove aree, amplificando il rischio per la popolazione.

A questo si aggiunge la crescente minaccia della siccità e dell’insicurezza alimentare. Le estati italiane registrano condizioni di siccità estrema sempre più frequenti, con ripercussioni gravi su sicurezza e disponibilità alimentare, e il settore agricolo è sotto pressione. In alcune regioni italiane, come il Sud, il rischio di incendi boschivi rimane elevato, minacciando sia la salute pubblica che il benessere ambientale.

Epidemie, siccità e produttività in crisi: un’Europa in ginocchio

In tutta Europa, la vulnerabilità complessiva è aumentata di oltre il 9% dal 1990 al 2022, con il rischio di stress da calore per le attività fisiche che si espande a tutte le ore del giorno, riducendo le opportunità di attività fisica e aumentando i rischi per le malattie non trasmissibili.

L’inefficienza nel prevenire e mitigare gli effetti devastanti del riscaldamento climatico è esacerbata dalla lenta risposta politica. La vulnerabilità complessiva è aumentata di oltre il 9% dal 1990 al 2022, con il rischio di stress da calore per le attività fisiche che si espande a tutte le ore del giorno, riducendo le opportunità di attività fisica e, di conseguenza, aumentando i rischi per le malattie non trasmissibili.

L’Unione Europea, secondo The Lancet, continua a incentivare l’uso di combustibili fossili, con 29 dei 53 Paesi che forniscono ancora sussidi netti a questo settore. L’obiettivo di neutralità climatica appare in ritardo, proiettato al 2100 anziché il necessario 2040 per mantenere l’aumento delle temperature sotto 1,5°C. La mancanza di azioni incisive rischia di aggravare ulteriormente gli impatti del cambiamento climatico già in corso e perde l’opportunità di generare significativi co-benefici sanitari immediati, come la riduzione della mortalità prematura grazie a una migliore qualità dell’aria e a diete più sostenibili.