Se a Milano operava la centrale di cyber-spie di via Pattari, a Roma sarebbe attivo da tempo un centro assai simile, anch’esso dedicato al dossieraggio. Un gruppo clandestino, del quale farebbero parte anche ex appartenenti delle forze dell’ordine (principalmente alla Guardia di Finanza), che procacciava illecitamente informazioni da diversi data base e confezionava dossier, anche per committenti internazionali. Un gruppo che i magistrati di Roma hanno denominato “Squadra Fiore”, nome mutuato dalla chat usata dai membri per scambiare informazioni sull’attività svolta.
Un fascicolo contro ignoti (al momento)
Il gruppo, secondo il fascicolo d’inchiesta aperto dai magistrati di Piazzale Clodio nel marzo scorso, avrebbe come attività principale lo spionaggio industriale. Nel procedimento si ipotizzano i reati “classici” legati all’attività di dossieraggio: accesso abusivo a sistema informatico, violazione delle norme sulla privacy ed esercizio abusivo della professione. Il fascicolo al momento sarebbe a carico di ignoti ma chi indaga avrebbe individuato almeno cinque appartenenti alla Gdf che hanno avuto un ruolo attivo nel gruppo clandestino.
Un’indagine parallela a quella di Milano
L’indagine romana viaggia in parallelo con quella della Procura di Milano sul furto di dati sensibili su larga scala e che vede iscritti nel registro degli indagati, tra gli altri, il presidente di Fondazione Fiera Milano, Enrico Pazzali, l’ex poliziotto Carmine Gallo e l’informatico Nunzio Samuele Calamucci, tanto che le due investigazioni sono coordinate dalla Procura Nazionale Antimafia.
Scontro tra spioni, pro e contro Leonardo Del Vecchio
Anche perché i due gruppi, quello milanese e quello romano, avrebbero agito in contemporanea, ma su fronti opposti. Il primo, quello milanese, a “favore” di Leonardo Maria del Vecchio (che alla banda di via Pattari aveva chiesto di produrre dossier sul conto di alcuni suoi familiari); il secondo, quello romano sarebbe stato, invece, incaricato di pedinare l’erede Luxottica e di fornire materiale compromettente su di lui ad alcune società lussemburghesi e londinesi.
A unire le due indagini l’hacker Calamucci
Il collegamento tra le due vicende sarebbe l’hacker Calamucci (secondo i pm di Milano, il cervello delle spie milanesi) che alcuni mesi fa aveva svelato al giornalista Maurizio Gatti del sito Today.it l’esistenza della struttura clandestina nella Capitale. Da quanto riferito da Calamucci a Gatti (già ascoltato due volte dagli inquirenti come persona informata sui fatti), l’hacker si sarebbe infiltrato nella “Squadra Fiore” per conoscerne le manovre contro Del Vecchio (suo cliente a Milano) e neutralizzarle.
Secondo le indagini coordinate dal procuratore capo Francesco Lo Voi, la ‘Squadra Fiore’ puntava ad acquisire anche le comunicazioni del sistema di indagine del ministero dell’Interno, lo Sdi, o le segnalazioni di operazioni sospette di Bankitalia, note come le Sos.
In piazza Bologna la base del “Gruppo Fiore”
In base a quanto si apprende, l’attività di indagine è ancora in una fase embrionale ma l’obiettivo degli inquirenti, che hanno affidato la delega alla Polizia Postale, è ricostruire la rete e i ruoli da cui era composta la ‘Squadra Fiore’. La struttura poteva contare anche su una sede logistica: un appartamento nel quadrante nord-est della Capitale, non lontano da piazza Bologna.
Nei giorni scorsi i pm hanno ricevuto dalla Procura di Milano una serie di documenti e atti relativi al procedimento sulla società di investigazione privata Equalize. Tutto materiale che dovrà essere ora analizzato per verifiche eventuali punti di contatto tra le due strutture clandestine.
L’incontro sotto casa di Del Vecchio
La genesi dell’indagine romana è legata alle confidenze fatte da Calamucci a Gatti (e da quest’ultimo pubblicate) e in particolare ad un episodio che risale al 2023 nel quale l’hacker venne fotografato sotto l’abitazione di Leonardo Del Vecchio a Milano da un conoscente (poi rivelatosi membro della Squadra Fiore), che gli chiese conto della sua presenza lì, ammettendo, in seguito, che egli lavorava per una struttura romana e che per loro stava ‘attenzionando’ il rampollo dell’impero Luxottica.