Un pozzo nero che contiene di tutto e dal quale hanno attinto imprenditori, manager e, persino, i servizi segreti israeliani. È quanto sta svelando l’inchiesta della Procura di Milano sulla “banda di via Pattari” che si celava dietro alla Equalize, la società di consulenza di proprietà del presidente della Fondazione Fiera, Enrico Pazzali (autosospesosi ieri dall’incarico), diretta dall’ex poliziotto Carmine Gallo e guidata dall’hacker Nunzio Calamucci, rivelatasi una gigantesca centrale di spionaggio e dossieraggio.
Per i Pm a rischio gli interessi nazionali
Una vicenda “allarmante e preoccupante”, per gli inquirenti, “in quanto le azioni commesse mettono in pericolo interessi vitali delle Istituzioni e della collettività, interessi che vengono compromessi da soggetti spregiudicati, scaltri, determinati e privi di scrupoli (…) all’interno di una rete di relazioni e di rapporti criminosi molto vasta, fatta di ex appartenenti alle forze dell’ordine, operatori di polizia infedeli e corrotti, responsabili della sicurezza di grandi imprese, società d’investigazioni, liberi professionisti e imprenditori”.
O meglio, per dirla con le parole dei Carabinieri di Varese, una banda che rappresenta “un evidente pericolo per la Sicurezza Nazionale, per il potere eversivo delle attività criminali del gruppo” e “per il coinvolgimento di soggetti legati ad asset economici strategici per la Nazione”. Un covo di cyber-spie che grazie a back-doors nascoste nelle banche dati più inaccessibili e riservate del Paese – a partire dal Ced (Centro elaborazione dati ndr.) del Ministero dell’Interno – potevano arrivare a qualunque informazione.
Manager e imprenditori in fila per i servizi della Equalize
Per questo ai servizi della Equalize nel tempo hanno fatto ricorso alcuni dei maggiori protagonisti del mondo imprenditoriale italiano, come i vertici dell’Ilva allora in amministrazione straordinaria o i manager delle società petrolifere Eni ed Erg, o della Barilla, facoltosi imprenditori come Leonardo Maria del Vecchio, o, addirittura gli 007 del Mossad. Persino la As Roma aveva richiesto prestazioni.
Un circolo di conoscenze che assicura a Pazzali e Gallo l’impunità
Un campo amplissimo di attività, quelle assicurate dal gruppo di via Pattari, possibili, scrivono gli inquirenti, grazie anche alla “cintura istituzionale che inconsapevolmente scorre attorno all’organizzazione” e che genera “negli appartenenti” al gruppo una “forte sensazione di impunità”. Per i magistrati, il “punto di forza” è la “rete relazione di altissimo livello di cui beneficiano” Pazzali e Gallo.
Per i magistrati, infatti, i due “intrattengono” rapporti “confidenziali” con persone dei “più elevati ranghi delle istituzioni pubbliche”. Persone “estranee ai fatti e all’oscuro delle dinamiche criminose”, ma ben consapevoli dei servigi che potevano avere. Si legge nell’informativa di oltre 4mila pagine redatta dai Carabinieri di Varese, “il credito di cui gli indagati godono in diversi ambiti istituzionali, verso soggetti che rivestono ruoli pubblici di rilievo, finisce per creare una ‘cortina fumogena’ in cui il gruppo in qualche modo si mimetizza e si scherma, allontanando da sé il rischio di controlli e indagini invasive in grado”, come poi invece avvenuto, “di svelare i retroscena criminali di quella che, solo in apparenza, appare come una lecita attività di consulenza e investigazione”.
Un’impunità che, per la Dda, “finisce per pervadere anche quella parte di utenti che a loro si rivolge ben sapendo che le modalità di acquisizione dei dati richiesti sono del tutto illecite”. Tanto che il network di cyber-spie “si preoccupa di fornire” ai clienti “indicazioni su come utilizzare le informazioni senza che emerga la provenienza delittuosa delle stesse”.
Il contratto da un milione di euro con il Mossad
Tra i rapporti potenzialmente eversivi, si può benissimo ascrivere quello col Mossad: a febbraio 2023 Vincenzo De Marzio, ex carabiniere (indagato), avrebbe avuto un incontro negli uffici della società in via Pattari, assieme a Calamucci con “due uomini non identificati che rappresenterebbero un’articolazione dell’intelligence dello Stato di Israele”. Intercettato Calamucci dice: “Ci hanno fatto una proposta!”. Spiega poi come israeliani avessero già fatto guadagnare al gruppo 40 mila euro e aggiungeva che in gioco vi era una commessa da un milione di euro: “Ci hanno dato, a noi loro ci hanno dato quaranta Kappa fino a oggi, (…) mi han proposto un lavoretto da un milione!”. E ancora: “Metà dei dati gli hanno dati al Vaticano, l’altra metà gli servono per combattere Wagner!”. “Hanno tutti i documenti originali del Qatar Gate…”, aggiungeva.
Indagato anche il direttore degli affari legali di Eni
Tra gli indagati per concorso in accesso abusivo in uno dei filoni dell’inchiesta milanese figura poi Stefano Speroni, direttore degli Affari legali di Eni. Al centro di questa tranche un report redatto da Equalize per “mettere in cattiva luce” l’imprenditore petrolifero Francesco Mazzagatti, dal quale Eni si riteneva danneggiata.
Intercettato l’8 settembre del 2022, Gallo e l’hacker Calamucci parlano “del caso Eni, che li vede coinvolti per i dossier su Amara e Mazzagatti da loro forniti alla società petrolifera”. Speroni sarebbe stato perquisito venerdì e gli sarebbe stato sequestrato il telefono. “Eni non era (come non è) al corrente delle presunte condotte illecite attribuite a Equalize nell’ambito dell’inchiesta della procura di Milano – ha fatto sapere l’azienda -. Nel rispetto delle indagini in corso, Eni non commenta ulteriormente i relativi aspetti”.
Anche la As Roma tra i possibili clienti
Ma la fama della banda dei dossier viaggia a livello a nazionale. È a Gallo, per esempio, che si rivolge il “security manager della Roma calcio”, interessato ad “alcune bonifiche da fare sia a Trigoria, sia negli uffici della Roma”.
L’autosospensione di Pazzali
Ieri i legali di Pazzali, Federico Cecconi e Fabio Giarda hanno comunicato in una nota che il proprio assistito, “nel ribadire la fiducia nell’operato della magistratura, ha deciso di autosospendersi a tempo indeterminato dal proprio ruolo di presidente di Fondazione Fiera (soggetto del tutto estraneo alla vicenda processuale che lo vede attualmente coinvolto) in modo da poter più efficacemente e rapidamente chiarire la propria estraneità ai fatti contestatigli”.
Per il sostituto Procuratore Francesco De Tommasi invece Pazzali era “pienamente consapevole delle modalità delittuose attraverso cui la società Equalize srl realizza i report informativi”, i quali “vengono assai spesso ‘commissionati’ dallo stesso Pazzali per finalità personali”.