La discussione sulla proposta di legge delle opposizioni per la riduzione dell’orario di lavoro è approdata in Aula alla Camera. Dario Carotenuto, deputato del Movimento 5 Stelle, la questione verrà comunque affrontata solo a gennaio. Crede sia davvero possibile approvare questa proposta?
“Ciò che è avvenuto negli ultimi giorni ci rende sicuramente ottimisti. Mercoledì scorso la pdl che, come M5S, abbiamo presentato insieme ad Avs e Pd sembrava dovesse essere affossata in commissione Lavoro dagli emendamenti di Fratelli d’Italia e Forza Italia, soppressivi dell’intero testo. Invece, ieri lo abbiamo portato in Aula senza modifiche avviando una discussione nel merito. Una nostra indubbia vittoria. Gli interventi dei colleghi di FdI e FI ci hanno fatto capire che c’è un pregiudizio ideologico di fondo che li muove, com’è avvenuto anche per il salario minimo. Un conservatorismo spinto che vede qualsiasi innovazione del mercato del lavoro con il fumo agli occhi. Per noi invece serve un cambio di paradigma, mettendo al centro non il profitto ma il benessere delle persone. Non a caso, l’80% degli italiani è favorevole alla ‘settimana corta’”.
Perché ritenete che sia necessaria una legge per introdurre quella che viene definita la “settimana corta”?
“Chiariamo un punto: la pdl non ha alcun intento costrittivo per le imprese. Si tratta di una misura sperimentale che sarà accompagnata da un esonero contributivo in favore di quelle che aderiranno. L’Italia è fra i primi posti in Europa per numero di ore lavorate. Per questo, vogliamo favorire la sottoscrizione di contratti collettivi nazionali, territoriali e aziendali tra le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale e le associazioni datoriali, con l’obiettivo di ridurre fino a 32 le ore di lavoro settimanali a parità di salario, anche nella forma di turni distribuiti su 4 giorni. Non c’è dunque alcuna ‘compressione del ruolo delle parti sociali’, come ha dichiarato in modo sguaiato la ministra Calderone che evidentemente non ha letto la proposta. Oggi la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro è l’elemento più ricercato da lavoratrici e lavoratori. Nel mondo 18 Paesi stanno sperimentando la ‘settimana corta’, con risultati rilevanti”.
Per il governo ha parlato in Aula il sottosegretario leghista Durigon: cosa intende quando dice che si può valutare la questione della riduzione dell’orario di lavoro ma “senza obblighi”? Pensa che stia di fatto già affossando la vostra proposta di legge?
“Va dato atto a Durigon di essere stato sempre aperturista su tale proposta. Evidentemente sa che anche in altri Paesi che hanno sperimentato la ‘settimana corta’, come Scozia e Spagna, i governi hanno creato dei fondi pubblici per le aziende che intendono partecipare a progetti di prova. E anche che nell’estate del 2019 Microsoft Japan ha ridotto da cinque a quattro i giorni di lavoro settimanali senza tagli di stipendio per i suoi dipendenti, vedendo la produttività aumentare addirittura del 40%. Affossare la nostra pdl manu militari sarebbe un autogol per l’intero Paese”.
Negli ultimi giorni è emersa, sul tema, una spaccatura nella maggioranza: ci sono posizioni diverse e questo può anche favorire le opposizioni?
“La crepa tra FdI, Lega e FI è evidente. Prima il Carroccio non presenta emendamenti al testo, poi nessuno dei suoi deputati interviene in Aula in discussione generale e infine Durigon rinnova la sua disponibilità a discuterne. Se tre indizi fanno una prova, alla ripresa della discussione ci faremo trovare pronti: siamo determinati a portare a casa il risultato”.