Scandalo dossieraggi, Pazzali non si dimette da Fondazione Fiera. E Fontana si dice “stupito” ma poi lo difende

Nonostante l'inchiesta Enrico Pazzali non intende dimettersi da Fondazione Fiera. Intanto La Russa chiede il mandante del dossieraggio che l'ha colpito

Scandalo dossieraggi, Pazzali non si dimette da Fondazione Fiera. E Fontana si dice “stupito” ma poi lo difende

Nonostante sia indagato perché proprietario della società di investigazione Equalize, che, per la procura di Milano, sarebbe stata per anni protagonista di un “gigantesco mercato di informazioni personali” e riservate acquisite il modo illecito da banche dati strategiche, Enrico Pazzali non ha alcuna intenzione di dimettersi da presidente della Fondazione Fiera di Milano.

Ieri, infatti,  si è presentato davanti al Comitato esecutivo della Fondazione per tentare di spiegare quella sua attività parallela, che per la Dia riuniva ex appartenenti o appartenenti a polizia e Gdf, tecnici informatici e hacker i quali, tramite accessi abusivi a banche dati riservate, carpivano informazioni poi rivendute a clienti del mondo dell’imprenditoria, non solo per fini “aziendali”,  ma anche familiari.

Un’impresa ardua, tanto che ieri l’incontro è stato sospeso per “ulteriori approfondimenti tecnici” e riprenderà oggi. Intanto fanno sapere da Fiera che “una decisione sulle eventuali dimissioni del presidente non sarebbe ancora stata presa”.

L’attacco a Pazzali dell’ex amico La Russa

“Vorrei proprio sapere dall’interessato (Pazzali, ndr) chi è che ha commissionato questo dossieraggio”, ha dichiarato ieri il presidente del Senato, Ignazio La Russa, anch’egli vittima di una raccolta di informazioni illegale. Per La Russa, Pazzali ha ricevuto “una richiesta che non si può rifiutare. Credo che se Pazzali avesse potuto dire no a chi gli ha chiesto di dossierare me e i miei figli, probabilmente avrebbe detto no. Voglio sapere a chi non ha potuto dire no”.

Attilio Fontana si dice “stupito” ma non chiede il passo indietro

Alla luce di tutto ciò, ci si aspetterebbe che chi ha voluto Pazzali al vertice di Fondazione Fiera Milano – cioè Attilio Fontana – ne pretendesse le immediate dimissioni. Invece no. “Sono stupito” ha commentato ieri Fontana, che chiamò Pazzali nel 2019 su input di Mateo Salvini, “perché io non sapevo assolutamente nulla, di queste iniziative e di queste attività”.

E a chi chiedeva se Pazzali debba fare un passo indietro, Fontana  ha replicato “ne parlerò col sindaco Beppe Sala, ci dovremo incontrare perché la nomina è stata fatta in maniera congiunta”. Un modo per ricordare che se Pazzali è diventato uno dei personaggi più potenti della Lombardia, è stato anche grazie a Sala che – come previsto da statuto della Fondazione – diede il gradimento del Comune alla nomina.

Pazzali, il risolvi-problemi della Lega

Del resto, Pazzali la fiducia accordata dal Carroccio l’ha sempre ripagata in pieno, come lo stesso Fontana ha sottolineato: “Da presidente Fondazione Fiera Pazzali ha svolto un lavoro eccellente. Pensate all’ospedale in Fiera durante il Covid, all’accordo con la Rai, e alle questioni delle Olimpiadi” ha continuato il governatore.

In effetti con l’operazione dell’Ospedale in Fiera, Pazzali era riuscito a “salvare” la faccia (a livello mediatico, non sanitario) del Pirellone, schiacciato dalle inefficienze della gestione pandemica. Anche sulla Rai, cioè il trasferimento della sede da corso Sempione al Portello-Fiera, Pazzali ha potuto contare sull’asse d’acciaio creato con l’allora consigliere Rai Igor De Blasio (leghista), che però non potè partecipare al voto sull’affare immobiliare perché in conflitto di interessi, visto che rivestiva anche la carica di ad di Arexpo, società impegnata nella gestione di aree edificabili a Milano.

E, circa le Olimpiadi, Pazzali ha tolto le castagne dal fuoco sia a Fontana che a Sala sulla pista da hockey, offrendo i capannoni della Fiera, visto che il palazzetto previsto a Milano per ospitare le competizioni non sarà pronto nei tempi previsti. Non sorprende quindi né la difesa di Fontana, né il silenzio di tutta la lega sull’indagine.

La Procura ricorre al Riesame contro gli arresti negati

Dal punto di vista delle investigazioni, ieri  la Dda ha depositato il ricorso al Tribunale del Riesame per chiedere 13 custodie cautelari in carcere per altrettanti indagati e gli arresti domiciliari per altri tre (tra cui Pazzali), negati venerdì scorso dal Gip. Tra gli indagati è finito anche Pierfrancesco Barletta, ex consigliere di amministrazione di Leonardo e oggi vice presidente di Sea, che avrebbe commissionato un dossier su una donna e un chirurgo plastico del Policlinico di Milano.

Inoltre, stando alle ipotesi della Dda, sarebbero molte di più di 800mila le persone che potrebbero essere state spiate con accessi abusivi alle banche dati. È stato anche sequestrato l’archivio dell’ex poliziotto Carmine Gallo, che avrebbe tenuto nascosto in un garage.