“Truppe nordcoreane già operative a Kursk”, Rutte lancia l’allarme. E Zelensky ora teme l’affermazione di Trump: “Senza il supporto degli Usa, difficile resistere”

"Truppe nordcoreane già operative a Kursk", l'allarme di Rutte. E Zelensky ora teme la vittoria di Trump: "Senza gli Usa difficile resistere"

“Truppe nordcoreane già operative a Kursk”, Rutte lancia l’allarme. E Zelensky ora teme l’affermazione di Trump: “Senza il supporto degli Usa, difficile resistere”

Dopo giorni di accuse e indiscrezioni sull’invio di truppe nordcoreane in Russia per prendere parte al conflitto ucraino – tutte seccamente smentite da Kim Jong-un, che le ha definite “fake news” – è arrivata la conferma della Nato che il dispiegamento è già iniziato ed è documentato oltre ogni ragionevole dubbio. “Posso confermare che le truppe nordcoreane sono state mandate in Russia e dispiegate nella regione di Kursk”, ha dichiarato il segretario generale della Nato, Mark Rutte, durante un punto stampa a Bruxelles.

Per il vertice del Patto Atlantico, “lo spiegamento di truppe nordcoreane rappresenta una significativa escalation, con il continuo coinvolgimento della Corea del Nord nella guerra illegale della Russia. È un’ennesima violazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e, infine, una pericolosa espansione della guerra russa.” La Nato, infatti, “chiede alla Russia e alla Corea del Nord di interrompere immediatamente queste azioni, poiché la crescente cooperazione militare tra Mosca e Pyongyang è una minaccia sia per la sicurezza indo-pacifica che per quella euro-atlantica. Questo mina la pace nella penisola coreana e alimenta la guerra russa contro l’Ucraina”.

La rivelazione di Rutte: “Truppe nordcoreane già operative nella regione di Kursk”

Secondo Rutte, “Pyongyang ha già fornito alla Russia milioni di proiettili e missili balistici, che stanno alimentando un conflitto significativo nel cuore dell’Europa e minando la pace e la sicurezza globali”, ottenendo “in cambio da Vladimir Putin tecnologia militare e altri supporti per aggirare le sanzioni internazionali”. Ma, sempre secondo il leader della Nato, “lo spiegamento di truppe nordcoreane a Kursk è anche un segno della crescente disperazione di Putin, poiché 600.000 soldati russi sono stati uccisi o feriti nella guerra di Putin, e lui non è in grado di sostenere il suo assalto all’Ucraina senza supporto straniero”.

Le parole di Rutte suonano come minacce vaghe, perché non sembra esserci nulla più di una condanna verbale al patto di ferro tra Kim e Putin. Quel che è certo è che le truppe nordcoreane, da oggi ufficialmente in combattimento attivo a Kursk, permettono alla Russia di concentrare i propri sforzi in Ucraina, dove, come accade ormai da tre anni, si susseguono spaventosi bombardamenti, con almeno 21 persone ferite – tra cui cinque bambini – nella regione di Kharkiv, e conquiste territoriali, tra cui l’ultima è la cittadina di Tsukuryne, a circa 25 chilometri a sud di Pokrovsk.

Per Zelensky va di male in peggio: “Preoccupa il possibile disimpegno degli Stati Uniti”

Come se non bastasse, Mosca avrebbe fermato il tentativo di attraversamento del confine con l’Ucraina da parte di un gruppo armato nei pressi della regione russa di Bryansk. Insomma, per Volodymyr Zelensky le cose non vanno affatto bene e il futuro, se possibile, sembra ancora più fosco. Secondo il Financial Times, il piano di Donald Trump per l’Ucraina – qualora venisse eletto – prevederebbe il congelamento del conflitto, mantenendo l’integrità territoriale dell’ex repubblica sovietica, con regioni autonome ai lati di una zona demilitarizzata e meccanismi di attuazione dell’accordo affidati all’Europa. Il progetto del tycoon, si legge sul prestigioso quotidiano, sarebbe una sorta di “rivisitazione dei falliti accordi di Minsk del 2014 e del 2015” che avevano cercato di mettere fine ai combattimenti in Ucraina orientale tra le forze di Kiev e i separatisti del Donbass sostenuti da Mosca.

Ma non è tutto: la sorveglianza dell’accordo dovrebbe essere affidata alle truppe europee, non alle forze della Nato o a quelle di Washington, né ai peacekeeper dell’Onu. Indiscrezioni di stampa che hanno allarmato non poco Zelensky, il quale ha ammesso che la situazione diventerebbe molto difficile per Kiev se la politica americana, al termine delle presidenziali del 4 novembre, cambiasse al punto da arrivare al disimpegno americano nel teatro bellico.