Dopo un mese di attesa, Israele ha lanciato la sua controffensiva contro l’Iran. L’attacco, suddiviso in tre ondate e durato complessivamente oltre tre ore, ha preso di mira esclusivamente impianti militari e siti di produzione di missili terra-terra. Sull’esito del blitz, l’esercito guidato da Benjamin Netanyahu riferisce che i bersagli sono stati colpiti con successo, mentre da Teheran si parla di “danni limitati,” affermando che la contraerea avrebbe intercettato gran parte dei missili.
Nelle ore successive all’attacco, è apparso subito evidente che l’Iran, a parte dichiarazioni roboanti su possibili rappresaglie, ha minimizzato l’offensiva di Israele, smentendo l’annuncio dell’Idf secondo cui decine di jet da combattimento avrebbero partecipato al blitz: “I resoconti che sostengono che 100 aerei militari israeliani abbiano avuto un ruolo nell’attacco sono mere bugie, poiché Israele sta cercando di esagerare il suo debole attacco.” Ma non è tutto. Secondo Sky News Arabia, l’Iran avrebbe informato Israele tramite un intermediario straniero che non intende rispondere all’attacco, evitando così un’escalation del conflitto.
Israele si è vendicata dell’attacco dell’Iran: colpiti diversi obiettivi militari. Teheran minimizza l’esito del raid e parla di “danni limitati”, allontanando il rischio escalation
Se c’è una certezza in questo attacco, è che Israele, secondo quanto ricostruito dal Washington Post, ha progettato il blitz per ridurre al minimo le vittime e prevenire un’escalation che coinvolgesse il regime di Ali Khamenei. Infatti, a dispetto delle richieste di alcuni ministri di destra dello Stato ebraico, che chiedevano di colpire anche gli impianti nucleari e petroliferi di Teheran, l’Idf si è limitata a lanciare “attacchi mirati” contro obiettivi militari strategici, in particolare siti di produzione e lancio di droni e missili balistici, nonché batterie di difesa aerea.