Tra i settori colpiti dai tagli senza pietà della Manovra c’è sicuramente quello della conoscenza e dell’istruzione. Antonio Caso, capogruppo M5S in commissione Cultura alla Camera, questo governo ha fatto suo il motto attribuito ad un noto ministro di qualche anno fa, ovvero “Con la cultura non si mangia”?
“Per tutto quello che sta accadendo al ministero della Cultura targato Meloni possiamo dire che con la Cultura della destra si mangia, si ride e si piange. Il Ministero è stato trasformato in una succursale del ‘Grande Fratello’. Prima Sgarbi, poi Sangiuliano ed ora il caso Giuli-Spano. Davvero tutto molto triste e deprimente”.
Eppure l’Italia nota per le sue peculiarità di arte e storia potrebbe fare della cultura una delle sue leve di sviluppo anche economico, non crede?
“Ebbene sì, in un Paese come il nostro famoso in tutto il mondo per l’ineguagliabile intreccio tra storia, arte, bellezza e paesaggio, la cultura dovrebbe essere un fattore strategico per uno sviluppo economico sostenibile oltre che di crescita civile e democratica. Con questo Governo fino ad ora non si è visto niente di più dell’occupazione di poltrone, di tagli e della messa in scena di siparietti forse degni di un cinepanettone. Se questa è l’egemonia culturale della destra, ‘non ci resta che piangere’”.
Ci spiega l’entità dei tagli previsti per il settore nella legge di Bilancio?
“La manovra di bilancio presenta una vera e propria cura dimagrante: parliamo di 147 milioni in meno per il 2025, 178 per il 2026 e 204 per il 2027, tutti soldi che servirebbero a salvaguardare il nostro patrimonio culturale, che invece si ritrova con la sforbiciata più consistente: solo per questo programma sono previsti 100 milioni in meno nel 2025, 139 nel 2026 e 167 nel 2027”.
Tagli che si sommano a quelli precedenti.
“Da quando si sono insediati, la cultura è sempre stata sotto attacco. Dalla prima legge di bilancio varata da questo governo, che ha previsto un decremento della quota stanziata per la valorizzazione dello spettacolo dal vivo di 51,8 milioni, alla scorsa legge di bilancio, che ha ridotto di 50 milioni il finanziamento del fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell’audiovisivo. A ciò si aggiunge il disastro effettuato con la riforma del tax credit che, oltre ad aver diminuito le risorse, ha bloccato un intero settore per quasi un anno a causa dell’incapacità dell’esecutivo”.
E il nuovo ministro della Cultura Alessandro Giuli accetta senza fiatare questi nuovi tagli in Manovra.
“Il Ministro Giuli, inadeguato ed ostaggio di Fratelli di Italia, fin dal suo discorso di insediamento ha dimostrato di non averci capito nulla del ruolo del Ministro della Cultura. Chissà se avrà capito che mentre lui è impegnato con il ‘pensiero solare’, per il mondo della cultura si prevedono tempi molto bui”.
E lo stesso si può dire per il collega Giuseppe Valditara.
“Mentre Valditara festeggia i due anni di disastri da Ministro, andando in giro per le scuole a fare campagna elettorale per le prossime regionali e in piazza per inopportuni sit-in contro i giudici a Palermo, la scure di Meloni e Giorgetti si abbatte pesantemente sul mondo della scuola. Il taglio di quasi 6.000 docenti e di oltre 2.000 lavoratori ATA, messo nero su bianco in manovra, è l’ennesimo duro colpo alla scuola statale, che questo governo sta provando a smontare pezzo pezzo. Secondo le tabelle allegate alla relazione illustrativa, il ‘risparmio’ previsto ammonta a circa 80 milioni per il 2025 e ad oltre 266 milioni a partire dal 2026. Non sappiamo se il Ministro sia complice della sforbiciata o se il tutto sia avvenuto a sua insaputa negli uffici del Mef, in entrambi i casi la cosa ci preoccupa moltissimo”.
Per non parlare della prospettiva che abbiamo davanti di spaccare il sistema scolastico nazionale con le autonomie regionali.
“La questione è seria ed allarmante. L’istruzione è un settore cruciale per l’educazione, la formazione e la realizzazione personale dei nostri ragazzi da cui dipende l’Italia di domani. Già oggi le differenze tra Nord e Sud e tra centro e periferia sono notevoli, con l’autonomia differenziata i divari diventeranno praticamente incolmabili. Avremo sempre più una scuola a diverse velocità, dove chi è più ricco potrà permettersi una formazione di qualità e chi è più ‘debole’ dovrà arrangiarsi. È un ascensore sociale fermo che al più farà solo viaggi in discesa. Non è questo che c’è in Costituzione”.
Che idea si è fatto della vicenda relativa alle dimissioni del capo di gabinetto del ministero della Cultura Francesco Spano?
“Condanniamo sempre gli attacchi personali, a maggior ragione quando questi provengono da realtà discutibili come quelle delle associazioni pro-vita. Siamo, in ogni caso, sinceramente preoccupati dall’effetto che vicende come quelle del duo Spano-Giuli hanno sulla credibilità delle Istituzioni. È inaccettabile che un Ministero così cruciale venga costantemente inquinato da situazioni sempre più torbide”.