Il taglio promesso del canone Rai per il 2025 non ci sarà. Nonostante le rassicurazioni, la nuova legge di Bilancio ha lasciato da parte la misura che doveva ridurre il canone da 90 a 70 euro, come era stato previsto per il solo 2024. Lo schema è chiaro: da una parte si assicura un “regalo” alle famiglie per addolcire il quadro dei rincari; dall’altra, senza clamore, si lascia decadere il beneficio, rientrando nei ranghi del solito bilancio statale. Ma chi beneficerà del mancato taglio?
Il dietrofront sul taglio del canone: una promessa a metà
In prima fila c’è Mediaset, il gigante mediatico della famiglia Berlusconi: il canone a 90 euro è la migliore garanzia che i tetti pubblicitari imposti alla Rai non verranno ritoccati al rialzo – con tutto ciò che ne deriverebbe in termini di concorrenza – per compensare un’eventuale riduzione del sostegno pubblico. Ma come mai Giorgia Meloni, che in passato tuonava contro l’obbligo di pagare un canone “sospetto”, ha deciso di mettere da parte un impegno di sconto al pubblico? Nel 2016, da battagliera leader dell’opposizione, Meloni criticava aspramente il canone in bolletta, vedendolo come una tassa per ingrassare quelli che chiamava “pseudo artisti” della Rai. Oggi, al contrario, sposa lo stop al taglio, facendo leva su un silenzio di governo di cui beneficia direttamente Mediaset, il concorrente per eccellenza della Rai, dimenticando le promesse ai cittadini.
La questione è anche economica. L’abolizione del canone è stata una promessa elettorale sventolata dalla Lega, e nel 2024 l’iniziativa di riduzione del canone Rai da 90 a 70 euro ha comportato un costo di 430 milioni di euro, coperto con altre voci di bilancio. Per il 2025, però, il governo non ha trovato quei soldi. Anzi, la questione è sparita dal Documento programmatico di bilancio 2025, anticipando una disillusione per milioni di italiani. Una scelta di cui la maggioranza parlamentare dovrà rispondere. Senza un emendamento che reintroduca il taglio, si torna ai 90 euro: una beffa per chi, forse ingenuamente, aveva sperato nella continuità di un governo che dichiara di avere a cuore i portafogli delle famiglie.
In fondo, il condono del taglio del canone Rai parla una lingua ben conosciuta. Invece di risparmiare, gli italiani si troveranno un costo in più tra le spese già appesantite. Dopo mesi di rincari energetici, il conto finale è pronto a scaricarsi sui consumatori. Secondo il Codacons, il mancato rinnovo costerà alle famiglie tra i 420 e i 430 milioni di euro nel 2025. Un rincaro che si fa sentire, e che cade su un tessuto sociale già provato da due anni di crisi energetica.
Mediaset e Rai: una concorrenza sempre più sbilanciata
Dunque, si può dire che le intenzioni del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti – confermate pubblicamente appena dieci giorni fa – si siano sgretolate (come osserva Pagella Politica, ndr) davanti a una logica che, ancora una volta, se non ad avvantaggiare va quantomeno a non danneggiare le imprese private, come Mediaset, nella raccolta pubblicitaria. I silenzi di Meloni non lasciano spazio a dubbi: l’eliminazione del taglio del canone è una delle tante manovre economiche che flettono la schiena al volere di una certa economia televisiva tra pubblico e privato.
Resta una domanda: che fine hanno fatto le promesse? Forse lo stesso ministro dell’Economia, apparentemente “confermando” la misura qualche giorno fa, ne era consapevole. Ma il colpo di coda del governo Meloni sembra suonare come un monito a quanti si fidano delle parole di facciata. La politica di governo, in fondo, sembra ancora dominata dall’arte del fare “un po’ e un po’…”, il che, stavolta, coincide con una comoda spartizione dei vantaggi: al governo, un bilancio senza spese aggiuntive; a Mediaset, una Rai senza sconti che le impediscono di competere oltre un certo limite sul mercato pubblicitario.
Intanto, mentre la proposta della Lega per abolire il canone giace dimenticata in commissione Trasporti, gli italiani resteranno con il solito balzello.