Donald Trump tira la volata in vista delle elezioni. E come sempre non è silenzioso, non è discreto. Come un tuono che rotola su un paesaggio già devastato, il magnate della politica statunitense punta ancora una volta alla Casa Bianca. Ma questa volta il suo palcoscenico non è solo quello del populista carismatico che promette di “fare l’America di nuovo grande”. Ora Trump è il simbolo di qualcosa di più oscuro, qualcosa di più complesso. È il fulcro di accuse, polemiche, e una narrazione che abbraccia tanto il fascino del potere quanto il cinismo della corruzione morale.
L’ex modella Stacey Williams ha recentemente sollevato un nuovo capitolo nelle accuse che perseguitano Trump, dichiarando che nel 1993 il magnate l’aveva molestata alla Trump Tower, in compagnia di Jeffrey Epstein. Le accuse non sono nuove: il nome di Trump è stato più volte associato a episodi di abuso sessuale, con Epstein che funge da figura di collegamento in questa rete di violenza e potere. La campagna di Trump ha immediatamente negato le accuse, descrivendo Williams come un’ex attivista di Obama, ma è proprio questo tipo di difesa—ridurre tutto a una questione politica—che evidenzia quanto il gioco sia corrotto.
Il ritorno del salvatore o il trionfo del caos?
Da Duluth a Las Vegas, Trump continua a riempire le piazze. I suoi discorsi non sono cambiati: parole taglienti, slogan ripetitivi, una narrazione apocalittica in cui l’America è sotto attacco e solo lui può salvarla. A Duluth, Georgia, ha attaccato Kamala Harris, definendola una minaccia per la democrazia. Ma dietro l’insulto c’è la paura, quella paura che trasforma ogni elezione in una battaglia per la sopravvivenza. Trump è riuscito a far credere ai suoi elettori che senza di lui l’America sarebbe perduta. E così, il pubblico non si limita a sostenerlo; lo venera, lo eleva a figura messianica, un salvatore contro le forze oscure del liberalismo e del socialismo.
Eppure, nel 2024, Trump non è solo un candidato in cerca di rivincita politica. È una figura profondamente divisiva, capace di polarizzare l’intero tessuto sociale americano. Mentre la campagna elettorale prosegue, i sondaggi mostrano un vantaggio sottile ma significativo su Kamala Harris. Gli elettori sembrano dimenticare, o forse scegliere di ignorare, i segni evidenti di un uomo che ha giocato con la democrazia come fosse un suo diritto esclusivo.
Nel suo discorso a Duluth, Trump ha parlato di un’America che “rivivrà l’età dell’oro” sotto il suo governo. Ma quale età dell’oro? Quella in cui i lavoratori stranieri vengono espulsi in massa e l’economia agricola americana rischia di collassare? O forse quella in cui l’industria manifatturiera tedesca teme le conseguenze economiche di un secondo mandato di Trump?
L’immigrazione, il tema che Trump cavalca con maggiore fervore, è il perno attorno al quale ruotano gran parte delle sue politiche. Ma mentre si fa vanto delle sue proposte di deportazione di massa, nessuno sembra voler affrontare le reali conseguenze di una tale stretta. L’industria lattiero-casearia americana, già in difficoltà, ne uscirebbe distrutta. E i prezzi del latte? Salirebbero a livelli inimmaginabili. Ma queste preoccupazioni sono irrilevanti quando la narrazione è focalizzata su un’America bianca e cristiana, un’utopia che Trump promette di realizzare.
Le conseguenze di una politica del terrore
D’altra parte, Kamala Harris, la sua rivale democratica, non è stata tenera con lui. Lo ha definito “un pericolo per l’America” e persino “un fascista”. Le sue parole trovano eco tra gli elettori democratici ma sono accolte con una freddezza gelida tra coloro che credono ancora in Trump. Harris cerca di posizionarsi come alternativa al caos ma non riesce a sfuggire all’ombra di Biden e il suo messaggio, seppur potente, sembra non riuscire a raggiungere il cuore di una nazione esausta dalle guerre culturali.
Trump, intanto, continua a incarnare quel mix di arroganza e vittimismo che lo ha reso celebre. Parla di una “caccia alle streghe”, si presenta come l’eroe di una battaglia contro un sistema corrotto, anche se lui stesso ne è stato il più grande beneficiario. Come un attore consumato, Trump sa esattamente quale copione recitare, sa dove colpire e come far leva sulle paure e le speranze di un’America divisa.