Da un lato, la guerra nella Striscia di Gaza e in Libano contro i nemici esterni; dall’altro, quella interna con cui Israele ha smantellato a Gerusalemme est una vasta rete di spie al soldo dell’Iran. Proprio quest’ultima rappresenta la novità del conflitto in Medio Oriente, emersa a seguito del blitz della polizia israeliana che ha arrestato sette residenti di Gerusalemme est, sospettati di spionaggio a favore dell’Iran e di pianificare attacchi in Israele, tra cui l’assassinio di uno scienziato nucleare israeliano e di un sindaco di una città nel centro del Paese.
A renderlo noto è lo Shin Bet, il servizio di sicurezza interno, che ha precisato come questo sia il secondo blitz, successivo a quello di lunedì, in cui erano state arrestate altre sette persone accusate di aver fotografato e raccolto informazioni su siti militari sensibili, sempre per conto di Teheran.
Israele sgomina una fitta rete interna di spie legate all’Iran e intanto continua a martellare la Striscia di Gaza e il Libano
Parallelamente a queste operazioni di polizia, prosegue senza sosta la guerra in Medio Oriente. Secondo l’esercito israeliano (Idf), nelle ultime 24 ore sono stati colpiti oltre 230 obiettivi terroristici in Libano e nella Striscia di Gaza, inclusa la sede della divisione aerea di Hezbollah, in profondità nel territorio libanese, in cui avrebbero perso la vita almeno 15 combattenti filo-iraniani.
I raid aerei sono stati particolarmente intensi nel sud di Beirut, dove è stata colpita l’area di fronte all’ingresso dell’ospedale universitario Rafik Hariri, il più grande ospedale pubblico del Libano, che ospita centinaia di sfollati. Il bombardamento ha causato una strage, con 13 morti e almeno 57 feriti, sette dei quali in condizioni critiche. L’Idf ha anche lanciato un’offensiva sul principale valico di frontiera tra Libano e Siria, creando un secondo grande cratere sull’autostrada, bloccando così il transito dei veicoli in fuga verso il Paese guidato da Bashar al-Assad. Gli attacchi israeliani hanno ricevuto una risposta da parte di Hezbollah, che ha lanciato missili contro la base navale “Stella Maris” a nord-ovest di Haifa e contro la base “Glilot” dell’Unità di intelligence militare nella periferia di Tel Aviv, fortunatamente senza causare danni né feriti.
I fronti caldi
In questo contesto di guerra che appare lontana da una conclusione, gli Stati Uniti stanno cercando di proporre un nuovo piano di pace per il Libano. A illustrarlo è stato il segretario di Stato USA, Antony Blinken, il quale ha rivelato che “lo scopo del piano è impedire qualsiasi presenza armata nelle zone libanesi e nei villaggi vicini al confine”, espandendo l’area demilitarizzata, in cui non ci potrà essere la presenza di Hezbollah, che dovrà ritirarsi a nord del fiume Litani. L’idea, quindi, è quella di creare una zona cuscinetto, prevedendo il rafforzamento della missione di pace dell’Onu, Unifil.
Tuttavia, questo progetto di pace appare difficilmente realizzabile, poiché, secondo quanto riportano i media libanesi, il presidente del Parlamento del Libano, Nabih Berri, lo ha già rigettato, affermando che “la risoluzione Onu 1701 è chiara e non necessita di alcun emendamento”, aggiungendo che su questa “esiste un consenso libanese per la sua attuazione e che qualsiasi tentativo di modificarla distruggerà l’opportunità di metterla in pratica”. In tutto ciò, continua da oltre un mese l’attesa per l’annunciata rappresaglia di Benjamin Netanyahu contro il regime iraniano della Guida Suprema Ali Khamenei. Secondo quanto riportato da diversi quotidiani israeliani, i ministri del Consiglio di sicurezza sono stati informati che presto sarà effettuato un attacco su larga scala contro l’Iran e che ci si aspetta una “forte reazione” da parte di Teheran.
Queste indiscrezioni hanno allarmato il regime degli ayatollah, che ha denunciato alle Nazioni Unite l’atteggiamento degli Stati Uniti, accusati di aver dato una “tacita approvazione” all’attacco di Israele, e ha avvertito i Paesi vicini di non concedere il loro spazio aereo. Il presidente iraniano, Masoud Pezeshkian, ha inoltre dichiarato che, in caso di attacco, “Israele riceverà una risposta adeguata”.