Qualcosa si muove nel Parlamento europeo, e Ursula von der Leyen ne avverte il peso. L’avvicinamento della presidente della Commissione Europea alle politiche migratorie del governo Meloni, soprattutto al modello dell’accordo Italia-Albania, ha scatenato un’ondata di dissenso. Iratxe Garcia-Perez, presidente del gruppo Socialisti e Democratici (S&D), è stata esplicita: “No all’esternalizzazione della gestione dei flussi migratori”, una politica che il gruppo socialista considera una palese violazione del diritto internazionale. E questo non è solo un principio astratto, ma una realtà giuridica sancita dai giudici italiani, che hanno messo in discussione la legittimità dell’accordo tra Roma e Tirana.
Scontro sul modello Albania
Quello che emerge è un messaggio chiaro a von der Leyen: se continuerà a inseguire la linea dura sui migranti, potrà dire addio all’appoggio dei socialisti. Il gruppo S&D non tollererà la creazione di centri di espulsione in Paesi terzi come l’Albania, e non sosterrà l’estensione di queste politiche a livello europeo. “Siamo pronti a collaborare per l’applicazione del Patto su migrazione e asilo – ha precisato Garcia-Perez – ma deve essere globale”. E la loro opposizione potrebbe non fermarsi qui: per la prima volta, S&D ha ventilato la possibilità di ritirare il proprio sostegno alla maggioranza di von der Leyen, segnalando che il loro voto sarà legato all’esito delle audizioni parlamentari.
Non sono solo i socialisti a minacciare di rompere l’equilibrio della Commissione. I liberali di Renew Europe, con Valérie Hayer, hanno definito i centri di espulsione in Albania uno “spreco di fondi pubblici”, sottolineando l’assurdità di un costo di 65 milioni di euro per la gestione di soli 12 migranti. La denuncia è chiara: dietro la retorica di gestione responsabile dei flussi migratori si cela una politica fallimentare, un’ossessione che si nutre di demagogia. “L’Europa e i migranti meritano di meglio”, ha dichiarato Hayer, ribadendo che una gestione umana e rispettosa delle frontiere è già prevista dal Patto su asilo e migrazione, che però va implementato, non bypassato.
Anche i Verdi, con Terry Reintke, non si sono trattenuti. La loro critica punta direttamente all’Italia, che secondo loro sta “spingendo i limiti della legalità” con l’esternalizzazione delle procedure d’asilo. Una politica non solo moralmente discutibile, ma anche economicamente insostenibile, che minaccia di trascinare l’Ue in una deriva pericolosa. Reintke ha sottolineato come questo cambio di dinamica rifletta una rottura all’interno del Parlamento: il Partito Popolare Europeo (Ppe), tradizionalmente cauto nelle sue alleanze, ha scelto di schierarsi apertamente con l’estrema destra, rompendo una lunga tradizione di non collaborazione con le forze euroscettiche e anti-europee.
Manon Aubry, co-presidente del gruppo The Left, ha colto l’opportunità per tendere una mano ai socialisti e ai Verdi, proponendo un’alleanza per contrastare l’avanzata della destra estrema. “Da soli non potrete continuare a giocare con il Ppe – ha detto Aubry – perché loro hanno già scelto l’estrema destra come alleato”. Il messaggio è chiaro: o si costruisce una coalizione forte e progressista, o si lascia il campo libero a forze politiche che vogliono fare dell’espulsione e della repressione la colonna portante della gestione migratoria.
Una maggioranza in bilico
Il Parlamento europeo ha già mostrato i segni di questo cambio di equilibri. Un voto sull’ordine del giorno della sessione plenaria ha visto il Ppe allinearsi con l’estrema destra e i sovranisti per bocciare la richiesta di un dibattito sull’accordo Italia-Albania. I numeri parlano da soli: 319 voti contrari alla proposta dei Verdi, 288 contrari a quella di Renew. Il Ppe non si è fatto scrupoli a cercare nuove sponde politiche, consolidando una maggioranza che si delinea sempre più a destra.
E qui si trova il nodo per Ursula von der Leyen. La sua vicinanza alle politiche migratorie di Giorgia Meloni potrebbe costarle caro. La presidente della Commissione, che finora ha mantenuto un difficile equilibrio tra le diverse anime politiche del Parlamento, rischia ora di perdere il sostegno dei socialisti, dei liberali e dei Verdi. La sua maggioranza è in bilico, e la questione migratoria potrebbe essere il tema che farà esplodere definitivamente le tensioni. Il segnale che arriva da Strasburgo è inequivocabile: se von der Leyen insisterà sull’esternalizzazione dei flussi migratori, dovrà trovare una nuova maggioranza, e questa potrebbe essere quella di una destra estrema pronta a portare l’Europa su una strada senza ritorno.