Non appena le commissioni parlamentari competenti avranno emesso i relativi pareri, le ordinanze di custodia cautelare, cioè atti giudiziari (pubblici) già notificati al destinatario, non si potranno più pubblicare a mezzo stampa se non per riassunto. Ma intanto, la premier Meloni, può tranquillamente rilanciare via Social il contenuto letterale di una mail (privata), scritta e condivisa con un gruppo di colleghi da un sostituto procuratore della Corte di Cassazione iscritto alla corrente di Magistratura democratica, pubblicata il giorno prima da un quotidiano vicino alle destre. O meglio, lo stralcio letterale di una mail, utile ad alimentare la narrazione vittimistica di un governo sotto attacco delle toghe rosse: “Meloni non ha inchieste giudiziarie a suo carico – è il passaggio postato su Facebook dalla premier – e quindi non si muove per interessi personali ma per visioni politiche e questo la rende molto più forte, e anche molto più pericolosa la sua azione (…)”.
Ovviamente, la mail in questione, e il ragionamento del dottor Patarnello è ben più ampio: “La magistratura è molto più divisa e debole” ed “è isolata nella società. A questo dobbiamo assolutamente porre rimedio. Possiamo e dobbiamo farlo. Quanto meno dobbiamo provarci”. Ma non è tutto. “Non dobbiamo fare opposizione politica – aggiunge – ma dobbiamo difendere la giurisdizione e il diritto dei cittadini a un giudice indipendente”. Cioè un appello alla difesa della separazione dei poteri, alla base di ogni Stato liberale degno di questo nome, che ieri la seconda carica dello Stato è arrivata a mettere in discussione. Alla faccia di Montesquieu.