Crosetto alle Camere: Il Medio Oriente in fiamme, l’Italia sul filo del rasoio

Crosetto avverte sul rischio di escalation in Medio Oriente: l'Italia sul filo tra difesa di Israele e rispetto del diritto internazionale

Crosetto alle Camere: Il Medio Oriente in fiamme, l’Italia sul filo del rasoio

La giornata del 17 ottobre si apre con l’informativa del ministro Guido Crosetto al Senato. Lo scenario tratteggiato dal ministro della Difesa non è fatto di sfumature: il Medio Oriente è un barile di polvere da sparo, con le linee rosse ormai ampiamente superate e una crisi umanitaria che cresce a ritmi insostenibili. Crosetto non sceglie giri di parole: “Quella creatasi in Medio Oriente è una crisi gravissima, caratterizzata dal superamento di diverse linee rosse”. Parole forti, dirette, che non lasciano spazio all’ambiguità.

Crosetto e l’equilibrio tra difesa e diplomazia

Al centro del suo intervento c’è l’equilibrio precario che si gioca tra la difesa legittima di Israele e il rispetto del diritto internazionale. “Israele ha diritto di difendersi”, ripete più volte, ma subito dopo aggiunge: “Con la stessa forza chiediamo che si attenga alle regole del diritto internazionale e che rispetti le basi Unifil”. Non c’è spazio per concessioni. Il ministro riconosce la delicatezza della posizione italiana, incastrata tra alleanze storiche e il ruolo di mediazione in un conflitto che minaccia di trascinare il mondo in una spirale senza uscita.

Le reazioni in aula non tardano ad arrivare. Stefano Patuanelli, del Movimento 5 Stelle, non usa mezzi termini nel denunciare l’aggressività del governo israeliano, chiedendo di fermare Netanyahu con sanzioni e uno stop alla vendita di armi. “Netanyahu sta portando Israele dalla parte sbagliata della storia”, afferma senza esitazioni, mentre denuncia le condizioni critiche in cui versano i nostri militari in Libano, ridotti a vivere con le razioni da combattimento. Un’accusa pesante, che fa tremare l’aula.

Le reazioni dell’opposizione: critiche e accuse al governo

A sinistra, Peppe De Cristofaro dell’Alleanza Verdi e Sinistra alza il tiro, ma sposta il mirino. “Il silenzio del governo sui crimini di guerra a Gaza è assordante”, afferma, puntando il dito contro l’ipocrisia di un esecutivo che condanna gli attacchi a Unifil ma evita accuratamente di prendere posizione sugli oltre 40mila morti a Gaza. De Cristofaro accusa il governo di giocare a carte coperte sulla vendita di armi a Israele, chiedendo chiarezza e, soprattutto, azioni concrete per fermare l’escalation.

Il Partito Democratico, per bocca di Alessandro Alfieri, tiene un tono diverso. “Riconosciamo al ministro Crosetto di aver tenuto una posizione inappuntabile”, dice Alfieri, lodando la linea ferma ed equilibrata del ministro. Ma le critiche al governo non mancano. L’assenza di una condanna esplicita a Netanyahu e la decisione di astenersi all’assemblea Onu non sono passate inosservate. “L’Italia conta se il multilateralismo funziona”, ricorda Alfieri, sottolineando che l’Unione Europea deve essere compatta, e l’Italia, in questo momento, rischia di restare isolata.

Crosetto, intanto, non indietreggia di un millimetro. Ha già aggiornato i piani di evacuazione per il contingente italiano in Libano e rassicura l’aula: “Siamo pronti a fare la nostra parte”. Aerei e navi sono già allertati per un’eventuale estrazione dei nostri militari, e il ministro chiarisce che ogni mossa è già stata calcolata. Non c’è spazio per l’improvvisazione in uno scenario così fluido e pericoloso.

Crisi in Medio Oriente: il destino di Unifil

Ma è il futuro della missione Unifil a tenere banco nel cuore del suo discorso. Crosetto non si nasconde dietro le parole. “O c’è Unifil o c’è la guerra”, dice con una chiarezza che lascia poco spazio all’immaginazione. Le Nazioni Unite, con tutto il loro bagaglio di contraddizioni e lentezze, rappresentano ancora l’ultimo baluardo contro un conflitto che potrebbe deflagrare in tutta la regione. Rafforzare la missione Unifil è una priorità assoluta, e per farlo, servono nuove regole di ingaggio, regole che permettano ai caschi blu di esercitare una reale deterrenza.

La crisi in Libano, afferma Crosetto, potrebbe diventare persino più grave di quella che sta dilaniando Gaza. Non solo per i numeri impressionanti delle vittime – oltre 40.000 a Gaza – ma per le implicazioni geopolitiche. “Un ulteriore aggravamento sarebbe foriero di conseguenze drammatiche per tutti”, ribadisce, evocando scenari che sembrano sempre più vicini. Non ci sarebbero né vincitori né vinti, solo macerie.

La giornata si conclude con l’informativa alla Camera, dove Crosetto ribadisce la linea tracciata poche ore prima al Senato. Non rinuncerà all’idea di una soluzione pacifica, nonostante tutto. “Dopo il G7 Difesa andrò a Beirut e Tel Aviv”, annuncia, sottolineando l’impegno italiano nel tentare una mediazione che, seppur difficile, resta l’unica via percorribile. La sua missione è chiara: evitare che il conflitto scoppi su larga scala e mantenere l’Italia in una posizione di equilibrio, tra alleanze storiche e il rispetto del diritto internazionale.

In questo momento di altissima tensione, Crosetto tiene il timone fermo. Ma sa bene che ogni parola pesa, ogni decisione ha conseguenze che possono andare ben oltre i confini nazionali. “Non voglio rinunciare all’idea di risolvere in modo pacifico la crisi”, ripete, ma il mondo sembra voler spingere in una direzione diversa.